SANTARPINO. Il sindaco Eugenio Di Santo è un bugiardo recidivo. Dopo le critiche sul sorteggio degli scrutatori per le Europee, non usa mezzi termine la sezione del Pd di SantArpino anche sul sorteggio per il referendum.
Ma non si tratta solo di bugie per i democratici, secondo i quali il primo cittadino inventa cose di sana pianta e afferma il falso in continuazione e questo fa capire perché scappa e rifiuta un pubblico confronto. Lo fa per evitare di essere sbugiardato. E la vicenda del sorteggio degli scrutatori ne è una lampante dimostrazione.
Al sorteggio-farsa – continua il Pd – per la scelta degli scrutatori per le elezioni europee erano presenti si e no un centinaia di persone. Se si sottraggono gli addetti ai lavori, la corte di galoppini e portaborse, la partecipazione effettiva, tanta osannata dal sindaco, si riduce a ben misera cosa e non alle tantissime persone viste dallentusiasmo del sindaco. In quanto alla favola raccontata dal sindaco che il sorteggio eviterebbe la tentazione del nepotismo, lo invitiamo a declinare ad alta voce solo alcuni cognomi estratti (Amore, Baffico, Boerio, Coppola, Di Serio, Lettera) e si accorgerebbe quanti di questi sono figli, parenti o affini di amministratori in carica, sostenitori, amici degli amici e quantaltro.
Lamministrazione Di Santo – incalzano i democratici – è stata capace di realizzare il nepotismo dellirresponsabilità. E, inoltre, il sindaco, certo della sua impunità, non corregge il tiro e afferma con arroganza di continuare nel sorteggio violando la legge e oggi ha sorteggiato anche gli scrutatori per il Referendum. Ma cè unaltra cosa alla quale il sindaco non risponde, e non può rispondere, e sulla quale richiamiamo lattenzione dei cittadini e soprattutto dei giovani e dei disoccupati. Il Partito democratico ha sostenuto e sostiene per la nomina degli scrutatori il seguente criterio: invece del sorteggio, che come si è visto crea più ingiustizie di quante non ne elimini, si proceda a sceglier gli scrutatori tra coloro che hanno questi requisiti: studenti non lavoratori, disoccupati, giovani e donne in cerca di prima occupazione. E, poi, se proprio si vuole utilizzare il sorteggio lo si faccia tra questi. Di fronte a tale proposta, la maggioranza ha motivato il proprio no con argomentazioni inesistenti ed insostenibili, affermando che si doveva interpellare la Corte dei Conti. Veramente risibile.
Inoltre, caro Sindaco, – aggiunge il Pd – il sorteggio solo apparentemente concede le stesse possibilità a tutti (si tratta di un luogo comune) poiché favorisce i più fortunati. E dovresti sapere che la fortuna è cieca (e la sfiga, scientifica!) al punto che, guarda caso, sorteggia figli e parenti di assessori e amministratori (che per sensibilità, vogliamo sperare spontanea, si dimettono).
Infine, è sconcertante dover constatare che il sindaco, capo dellamministrazione e rappresentante massimo dellIstituzione che dovrebbe garantire la legalità, ammetta implicitamente che tutte le attività e le decisioni che assume lamministrazione al di fuori del sorteggio favoriscono la spartizione clientelare e non garantiscono sul piano della trasparenza e della legalità. Infatti, il sindaco Di Santo ha motivato la decisone di ricorrere al sorteggio per la nomina degli scrutatori con la seguente affermazione: la recente normativa ha abolito il sorteggio ed ha indicato come metodo di individuazione degli scrutatori la nomina. Come si potrà immaginare la nomina e cioè la spartizione dei nomi tra gli amministratori, favorisce solo quelle persone imparentate o amiche di politici.
Ora – conclude il Pd – viene da pensare, in base al ragionamento fatto dal sindaco, che tutte le nomine, gli incarichi, gli affidamenti e tutte le altre importanti decisioni che assume lAmministrazione di SantArpino, senza ricorrere al sorteggio, siano fatti in modo spartitorio e clientelare e a forte rischio di trasparenza e legalità. In pratica, se si volesse approfondire questa paradossale vicenda, si potrebbe addirittura pensare che il sindaco, nella sostanza, denuncia che lamministrazione da lui guidata è incapace di garantire imparzialità e trasparenza.