“Donna e uomo: due modi di essere umano”, intervista ad Enrica Romano

di Gennaro Pacilio

Il libro di Enrica RomanoSANT’ARPINO. A distanza di un mese dall’uscita del suo primo lavoro abbiamo rincontrato Enrica Romano, autrice del saggio “Donna e uomo: due modi di essere umano” per parlare del suo libro che sembra aver raccolto ampi consensi tra i critici.

Da dove nasce la sua passione per la scrittura?

R. La mia passione per la scrittura ha origini remote. Ho avvertito in me sin dall’età adolescenziale una voce interiore, una “voce di dentro”, una sorta di “demone” socratico che mi spinge a scrivere, quasi tormentandomi. Grazie soprattutto ai dialoghi con mio padre, uomo colto, amante della lettura che mi ha inoculato il siero della curiosità intellettuale, nell’età adolescenziale ho letto molto, dedicando contemporaneamente molto tempo alla scrittura, in particolare di lettere, diari autobiografici, favole e poesie

Perché questo titolo?

Donna e uomo sono due modi di essere umano. A partire da un diverso sviluppo psicosessuale, da una differente relazione con le figure genitoriali, essi sviluppano una modalità peculiare di “declinare” la vita, di tessere le relazioni interpersonali, di approcciarsi alla conoscenza e alla scienza, alla sfera etica, sociale, politica. In particolare il titolo rimanda all’ipotesi di un differente “percorso” etico nella donna e nell’uomo, a partire da un diverso sviluppo psicosessuale e da una specifica acquisizione dell’identità di genere, vale a dire la consapevolezza di appartenere ad un sesso.

Perché ha deciso di trattare il tema dei rapporti uomo-donna? La sua esperienza professionale rappresenta un punto di osservazione privilegiato.

Vi è qualcosa di più contemporaneo dei rapporti uomo-donna? Negli ultimi 3040 anni la ricerca nel campo psicologico sembra essere stata toccata da quella riflessione che in campo filosofico si è autodefinita come “pensiero della differenza”, un pensiero che assegna a ciascun sesso una sua specificità. Nel panorama piuttosto scarno che la psicologia presenta in relazione ad una ricerca sulle differenze risalta la posizione della ricercatrice americana C. Gilligan. La mia esperienza professionale di counselor psicosociale e mediatrice familiare rappresenta un osservatorio privilegiato di un universo di natura prismatica, un caledoiscopio dai mille colori, ricco di sfumature quale quello che può essere il mondo della psicologia individuale, di coppia, relazionale e della famiglia.

Qual è il ruolo della donna oggi?

Le donne hanno, nei secoli, demandato agli uomini la formulazione e l’espressione dei giudizi morali. La scissione tra pubblico e privato ha provocato due diverse interpre­tazioni dell’etica: un’etica maschile propria della sfera pubblica e del potere sociale, e un’etica femminile di pertinenza della sfera privata. Anche adesso che la donna in ambito sociale e culturale ha acqui­stato una maggiore consapevolezza di se stessa, anche ora che le donne si sono svincolate dalla passività e dalla reticenza nel campo sessuale, ad esse risulta ancora difficile esprimere giudizi; esse si per­cepiscono ancora come prive di scelta; esse tendono a sottrarsi alle responsabilità che ogni scelta comporta. È come se le donne ancora non si autoriconoscessero il diritto di esprimersi, di asserire affermazioni di ordine morale. Esse sono ancora silenti o comunque balbettanti; vulne­rabili e ancora dipendenti, con una forte paura di perdere l’amore e la protezione che la dipendenza e il compiacimento dei bisogni altrui le procurano. i come mo­ralmente pericoloso.

Le persone che la conoscono cos’hanno detto quando hanno saputo dell’uscita del libro?

Molte persone si sono congratulate con me. Questo libro era un mio sogno nel cassetto, negli ultimi tempi non molto segreto. Quando il libro “è venuto alla luce” è stato per tutti una bella notizia.

Ha altri progetti letterari nel cassetto?

Ho “nel cassetto” una raccolta di poesie di cui sono, a dire il vero, un po’ gelosa e alcuni racconti intimistici. Ho inoltre “tra la mente e la mano” un saggio che indaga sull’influenza del tempo, del clima, del suolo e del paesaggio sulla psiche umana.

Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’Autrice, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?

Iniziamo dal mondo privato. Sono sposata da 13 anni e sono mamma di tre splendidi bambini: Sara, Miriam e Gennaro, di 12, 10 e 8 anni. Avverto fortemente una “mission” all’interno della mia famiglia. In essa kronos e kairos si fondono. La mia famiglia è l’ideale che si fa reale. Oltre la mia vita vivo intensamente altre 4 vite…è un percorso entusiasmante seppur impegnativo ed esigente. Laureata in filosofia ad indirizzo psicologico presso l’Università Federico II di Napoli nel 1995, docente nelle scuole e in enti di formazione, animatrice sociale di bambini ed adolescenti, attualmente sono mediatrice familiare e counselor psicosociale. Sono appassionata di bioetica. Svolgo volontariato presso l’Asl Na3 di S.Antimo (Napoli). Sono membro della commissione pari opportunità del Comune di Sant’ Arpino e socia fondatrice dell’associazione “Progetto Famiglia Vita Caserta” in Succivo (www.progettofamiglia.org), a cui destinerò metà del ricavato del libro.

Nella sua vita cosa reputa fondamentale?

Nella mia vita reputo fondamentale la fede in Dio Padre e la fede nell’essere umano, figlio di Dio. Ho una concezione dell’essere umano per alcuni tratti simile a Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia – conosciuto semplicemente come Pico della Mirandola, umanista e filosofo italiano. Pico crede fortemente nella dignità e nella libertà dell’uomo, che può forgiare il suo destino degenerando nelle cose inferiori fino a comportarsi come un bruto, o, secondo il suo volere, rigenerarsi nelle cose superiori che sono divine. Sono fondamentalmente una “Suchende”, participio presente sostantivato del verbo tedesco “suchend” (cercare); è un termine usato a proposito del personaggio di H. Hesse: Siddharta. Io non mi accontento della superficie delle cose, non mi fermo all’apparenza, ho un carattere indagativo, che mi spinge ad approcciare la vita secondo una prospettiva prismatica. Sento mio “quel cercare che è già di per sé un trovare” di S. Agostino. Nella mia vita avverto come fondamentale una profonda esigenza etica, un’etica della responsabilità, tema d’altronde ampiamente trattato nel mio libro.

Come esprime la sua creatività? Concentra la sua creatività nella scrittura o usa altre forme espressive?

La danza è stata sin dalla mia fanciullezza un’espressione creativa con poteri curativi. Anche le relazioni interpersonali, tessute con cura, amore e responsabilità sono per me forme espressive molto intense, non a caso sono entusiasta della mia professione di counselor psicosociale. La scrittura ha per me un grande valore catartico. La complessità del mio mondo interiore trova un suo ordine nella scrittura: questa forma espressiva mi ha sempre aiutato a “trovare il bandolo della matassa” nei sentieri non molto lineari dei miei percorsi di vita. La scrittura funge per me da cassa di amplificazione e da cassa di risonanza del mio insito desiderio di comunicazione, di confronto, di relazione. La scrittura riveste per me una funzione maieutica di socratica memoria; essa ha la capacità di tirar fuori dal mio mondo interiore delle intuizioni, delle verità da me possedute solo potenzialmente, permettendomi di allargare i miei orizzonti e i miei confini.

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