Raid vandalico al presidio “Libera” di Casagiove

di Redazione

 CASAGIOVE. “Non indietreggeremo di un passo”. Con queste parole don Stefano Giaquinto ha voluto “rispondere” al raid vandalico perpetrato nella notte tra domenica e lunedì contro l’“Angolo della Speranza”.

Un messaggio di coraggio e di speranza per tutti coloro che nel “Centro d’Ascolto e Sostegno per le Famiglie ‘Il Nazareno’ – Presidio Libera don Peppino Diana” hanno trovato un sostegno costante, un punto di riferimento per le famiglie disagiate ed i giovani affetti da gravi dipendenze come quella da stupefacenti.

Panchine divelte, fioriere distrutte e danni all’icona votiva dedicata a Maria S.S. di Montecupo, in piazza della Pace, sono le immagini che si sono presentate agli occhi dei casagiovesi accorsi nella mattinata di domenica alla casa cimiteriale adiacente. Il sacerdote della chiesa di Santa Maria della Vittoria, informato dai volontari del centro, ha prontamente avvisato le autorità competenti che hanno effettuato i rilievi del caso.

La natura dolosa di un atto per molti versi inspiegabile lascia una serie di interrogativi di difficile risoluzione. Don Giaquinto ha sporto denuncia contro ignoti ma, sebbene non sia la prima volta che è vittima di atti vandalici, un gesto tanto evidente non se lo riesce a spiegare.

“Se questo è stato un atto intimidatorio, chi l’ha compiuto ha fallito. Posso assicurare che domani mattina sarà all’opera una squadra di volontari per riparare i danni, e in serata il Centro riprenderà la sua normale attività”. Attestati di sostegno e solidarietà hanno riempito la giornata di questo”prete di strada”, il cui ruolo di guida per i giovani locali va oltre la sua funzione spirituale”. Qui applichiamo la “Cristoterapia” – ha ripreso don Stefano – siamo portatori della Provvidenza divina tra i bisognosi: laici, atei o credenti di altre religioni che siano,come ci ha invitato a fare Papa Francesco”.

Interpretare la propria missione evangelica tra la gente, opponendosi concrete ad interessi criminali radicati sul territorio, costituisce talvolta un fattore di rischio da non sottovalutare. Per questo motivo la comunità casagiovese si è stretta intorno al suo sacerdote.

“Vogliamo augurarci – hanno commentato i volontari che lavorano quotidianamente al centro – che questa sia stata solo opera di qualche balordo. Per la nostra comunità la piazzetta dove ha sede la struttura di ascolto è un ritaglio di città dedicata alla speranza, un simbolo”.

In questi contesti anche una piccola piazza fuori mano, adiacente al cimitero, a poche decine di metri dalla rumorosa superstrada costituisce un segno tangibile di fede per il futuro; un’enclave di solidarietà e fiducia nel domani che è stata violata.

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