Eventi in Piazza Plebiscito, il Tar sospende il vincolo

di Redazione

 NAPOLI. Il Tar della Campania ha accolto la richiesta di sospensione degli effetti del decreto di vincolo indiretto apposto dalla Direzione regionale dei Beni culturali e Paesistici su piazza del Plebiscito, che era stato impugnato dall’Avvocatura comunale.

L’ordinanza (numero 1266/13) pone, dunque, fine alla “diatriba” sorta tra il Comune e la Soprintendenza in seguito all’utilizzo della piazza più famosa della città per il concerto di Bruce Springsteen dello scorso mese di maggio. La Soprintendenza, infatti, aveva emanato il decreto con cui vietava l’utilizzo dell’agorà più rappresentativa del capoluogo partenopeo per alcuni eventi, tra cui i concerti, ma l’amministrazione De Magistris aveva presentato ricorso. Oggi il tribunale amministrativo campano ha accolto la richiesta di sospensione degli effetti del decreto.

Abbastanza articolata la motivazione della settima sezione del Tar secondo la quale “la valorizzazione dei beni culturali non contrasta con l’utilizzo degli stessi, nell’ottica delle reciproche competenze istituzionali”. L’utilizzo di piazza Plebiscito per eventi, sempre sulla base del medesimo concetto di “comune sensibilità”, “può essere – si legge nell’ordinanza del Tar della Campania – dilatato sino a ricomprendere gli ulteriori spazi necessari per rendere l’area vincolata idonea ad ospitare le manifestazioni programmate. In tal caso, l’ampiezza degli spazi da dedicare alle manifestazioni, culturali e spettacolari, dovrà essere individuata d’intesa tra le due amministrazioni pubbliche, sulla base di una leale collaborazione istituzionale”.

Il Tribunale amministrativo, nel rinviare la discussione sul merito del ricorso al 20 febbraio 2014, ha inoltre sottolineato che “la concessione della misura cautelare si è resa opportuna sulla base dell’imprescindibilità dell’esercizio della potestà amministrativa comunale sui beni pubblici, da rendersi doverosamente funzionali nell’interesse della collettività”. Il Tar afferma, inoltre, che “i vincoli indiretti, a maggior ragione sui beni pubblici, devono rispondere a criteri di ragionevolezza e proporzionalità”, che la valorizzazione dei beni culturali non contrasta con il loro l’utilizzo “nell’ottica delle reciproche competenze istituzionali delineate dal quadro costituzionale, in particolare dall’articolo 9 della Costituzione”; che “non è ragionevole” l’esclusione della sistemazione di sedie e tavolini per gli esercizi commerciali posti al di fuori del colonnato di San Francesco di Paola perché “non alterano la cornice ambientale, ma anzi costituiscano occasioni utili per la fruizione collettiva dei luoghi pubblici di pregio”, anche tenendo conto “della scarsa invasività” dell’arredo rispetto all’ampiezza della piazza.

DE MAGISTRIS. “Impedire che si svolgano concerti e manifestazioni, peraltro in uno dei luoghi simbolicamente più importanti diNapoli, è inaccettabile e ingiusto, specchio di una visione che francamente non possiamo che contrastare”. Così, in una nota, il sindaco partenopeo Luigi De Magistris che ha espresso “soddisfazione” riferendosi all’ordinanza del Tar della Campania che ha accolto il ricorso dell’amministrazione comunale contro il decreto di vincolo indiretto su piazza Plebiscito emanato dalla Direzione regionale dei Beni culturali. “Abbiamo sempre lavorato ricercando la massima collaborazione istituzionale nell’interesse della città. Al tempo stesso, però, abbiamo sempre espresso la nostra contrarietà verso il decreto promosso dalla Sovrintendenza perché, nei fatti, significa – ha aggiunto il sindaco – la chiusura di piazza Plebiscito ai cittadini e alle cittadine”.

Per il sindaco “una cosa è il rispetto dovuto al nostro patrimonio storico-artistico e alle norme che lo conservano, altra cosa è il dogmatismo burocratico che vorrebbe la città, in questo caso una piazza così importante e bella, spenta e chiusa alla presenza dei cittadini”. “Per questo accogliamo con soddisfazione l’ordinanza del Tar rispetto a un decreto che per noi rappresenta un obbligo intollerabile, capace di danneggiare non solo l’immagine diNapoli, ma anche – ha proseguito – il suo sviluppo materiale e civile, quello che può derivare dall’organizzazione di eventi e manifestazioni musicali e sportive, ma anche civiche e sociali, come è stato compiuto fino ad oggi nella stessa piazza”.

“Resta intatto il doveroso rispetto verso il ruolo di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale che spetta alla Soprintendenza ma, certo, questo compito deve armonizzarsi con la rivoluzione che vogliamo realizzare anche in materia di spazi pubblici aperti e partecipati e vivi”, ha concluso il primo cittadino partenopeo.

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