Insulti gay, Formigoni li definisce “checche”. E’ polemica

di Stefania Arpaia

Roma – E’ polemica in seguito al tweet diffuso in rete dall’ex Governatore della Lombardia e Senatore di Area popolare Roberto Formigoni sulle unioni civili.

In merito al dietrofront di Beppe Grillo che ha lasciato libertà di coscienza sul Disegno di Legge Cirinnà, Formigoni ha scritto: “Odore della sconfitta su #Cirinnà sta procurando crisi isteriche gravi su gay, lesbiche, bi-transessuali e checche varie. Non è bello, poverini”. 

Immediato l’attacco all’ex governatore per l’utilizzo del termine “checche”, discriminatorio e offensivo. “Tweet indecente, da vergognarsi”, ha scritto il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. L’ex deputata dem Paola Concia, lesbica e sostenitrice convinta dei diritti per le persone omosessuali, si accoda alle insinuazioni sulla omosessualità presunta di Formigoni: “Il tuo inconscio ti rende sublime”.

Formigoni si difende: “Accetto di essere criticato, non di essere distorto, stravolto, strumentalizzato. Nel mio tweet di ieri sera non ho insultato nessuno, mi sono limitato a constatare che alcune persone gay, lesbiche ecc….stanno avendo crisi isteriche. Il testo è inequivocabile, si tratta di alcune specifiche persone (a me note) e non di una annotazione generale rivolta a ‘erga omnes’. Del resto la lingua italiana è precisa: in italiano, l’assenza dell’articolo determinativo indica chiaramente che si tratta di casi specifici”.

“Se avessi voluto offendere un intera categoria di persone – ha concluso – avrei usato l’articolo determinativo: i gay, le lesbiche ecc… Così non ho fatto, accetto di essere criticato, non distorto”. 

Diffuso in rete, in contrapposizione al tweet di Formigoni, l’hashtag #meglioChecchecheRepresse.

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