SANTARPINO. Veramente non si comprende a proposito del tesseramento questo trionfalismo, con grande soddisfazione, da parte di chi in continuazione cambia le carte in tavola.
Lo afferma, in una nota, il Pd santarpinese sul caso Cicatiello e delle tessere on line. E, come è suo costume, – continuano i democratici – con un linguaggio intimidatorio, lancia avvertimenti minacciando di raccontare la storia di questi personaggi. Da un uomo di partito e di esperienza politica, quale si presume di essere, ci si aspetterebbe tuttaltro linguaggio. Ci si aspetterebbe un invito ad un chiarimento politico nelle sedi politiche ed amministrative. Invece, si mostrano i muscoli e si lancia lavvertimento. Ma tantè, cosa aspettarsi da chi è partito affermando che non erano state pagate le tessere? I fatti lhanno smentito perché i 150 risultano in regola e partecipano al congresso come, purtroppo i 34, per i quali la nostra posizione era politica e tale rimane. Per quanto ci riguarda abbiamo sostenuto, sosteniamo e sosterremo che i 34, se accettano di esser a pieno titolo nel Pd, devono chiarire la loro posizione rispetto alla questione locale, che politicamente non è di poco conto. Infatti, subito dopo il Congresso, a loro si pone un problema semplicissimo: di scegliere tra il sostegno alla coalizione di centrodestra guidata da Eugenio Di Santo e la piena adesione al partito che significa anche laccettazione della linea politica del Pd a livello locale. Sarebbe incomprensibile e minerebbe la credibilità dello stesso Pd il persistere di una ambiguità che statuto e codice etico non consentono. Quindi, come tutti possono comprendere, nessuna pregiudiziale a nessuno. Ma una sola esigenza: coerenza tra appartenenza al Pd e comportamenti politici. Non si può essere, contemporaneamente, nel Pd e contro il Pd. Saremmo alla pura schizofrenia. In quanto alle minacce di raccontare le storie politiche, e poniamo laccento su storie politiche, ben vengano i racconti, ribadendo quello che abbiamo già detto: purtroppo o per fortuna nessuno le può cambiare le nostre storie (politiche).