Che il mondo dell’informazione sia cambiato nell’ultimo decennio è cosa ormai risaputa: internet è pieno di siti, blog e, perfino, portali di giornali regolarmente registrati che basano la loro economia sulla pubblicità e sui clic dei lettori.
Come per ogni novità con cui si può guadagnare qualcosa, anche il giornalismo ha dovuto dunque subire l’ondata di quei gestori di pagine senza scrupoli che, facendosi beffa della corretta informazione, inventano notizie di sana pianta (il più delle volte razziste) solo per destare curiosità e quindi incrementare il numero di clic.
Un ventenne di Caltanisetta, ad esempio, nell’estate dello scorso anno ebbe problemi con la Polizia Postale, grazie alla denuncia di una giornalista locale, poiché sul suo sito SenzaCensura.eu inventava notizie, facendo passare gli immigrati come criminali. Secondo le cronache il ragazzo avrebbe detto alla Polizia di non aver pubblicato quelle informazioni mosso da odio razziale, ma solamente per guadagnare tramite clic e banner pubblicitari.
Di grandissima risonanza ebbe l’articolo “Immigrato violenta bambina di 7 anni, il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare”, bufala ben costruita, che fa capire il tenore delle sensazionali false notizie. Nonostante alcuni titoli siano assurdi e davvero poco realistici, questo tipo di informazione riesce a muovere migliaia se non milioni di seguaci. Bufale.net e Butac.it sono siti antibufale che da anni cercano di stanare le fake news. Grazie al loro operato, sono stati mascherati portali come: voxnews.info, tuttiicriminidegliimmigrati.com, identità.com e resistenza nazionale.com.
David Alejandro Puente Anzil, ideatore del sito Bufale.net, ha avuto parole taglianti per questi “organi di informazione”: “Vengono esagerate, manipolate e stravolte notizie vere, così da cambiarne completamente il significato, incrementando odio razziale, incitando alla violenza o denigrando alcuni soggetti. Sono stati diffamati, ad esempio, enti di volontariato come la Croce Rossa o Medici senza frontiere, i gestori di centri d’accoglienza, prefetti, giudici, Papa Francesco o albergatori che hanno dato la loro disponibilità a ospitare i profughi”.
Il corretto uso dei siti di informazione deve proprio partire dai fruitori di questi ultimi: i lettori. Solo quando i lettori avranno il senso critico giusto in grado di discernere vero da falso e solo quando esigeranno un’informazione pulita e reale, questi siti avranno vita breve e finiranno per fallire e distruggersi da soli.