Roma – Anni e anni di lotte affinchè fosse riconosciuta l’uguaglianza tra genere maschile e femminile che tende ancora a mancare, anche nei nostri giorni “moderni”. E’ la forza e la tenacia che vengono in quest’oggi premiate.
Al Quirinale, durante la celebrazione dell’8 marzo, era immancabile il commento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Il pieno riconoscimento dei diritti politici alle donne – ha detto martedì mattina – costituisce elemento fondante della nostra Repubblica. Nella nostra Costituzione, all’articolo 3, viene richiamato l’impegno a rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà, l’uguaglianza dei cittadini, e quindi il pieno sviluppo della persona umana”.
“Quel ‘di fatto’ inserito nella Carta lo dobbiamo alla più giovane deputata della Costituente, Teresa Mattei, che con quelle due parole alzò l’asticella del diritto e rafforzarono la radice solidaristica e personalista della Repubblica”, ha sottolineato il capo dello Stato.
“Le donne – ha proseguito – seppero smentire i timori che affioravano nei gruppi dirigenti dei partiti di massa e conferirono alla democrazia una forza che è stata poi decisiva per superare momenti difficili e minacce oscure. Questo comportamento va letto, oggi, come un messaggio alle giovani e ai giovani: dopo tanta fatica per conquistarlo, non bisogna dissipare o accantonare il diritto al voto”.
E ancora: “L’astensionismo è un ferita che nessuno può permettersi di trascurare, la partecipazione politica dei cittadini oggi si è ridotta e purtroppo questo avviene di più tra le donne. È compito della politica riguadagnare la fiducia dei cittadini, con coerenza e serietà, con attenzione al bene comune e ai principi di legalità. Il potere non si legittima da se stesso ma dal servizio che rende alla comunità. La disaffezione e la distanza, che i cittadini avvertono, va ridotta con una ripresa di vitalità delle istituzioni e dei partiti, che restano strumento essenziale della vita democratica”.
“In settant’anni, tuttavia, le conquiste nel mondo del lavoro sono solo parziali. Non è vera libertà se, a parità di mansioni, il salario della lavoratrice è inferiore a quello di un lavoratore, come diceva, già all’Assemblea costituente, Maria Federici. Non c’è libertà oggi quando la donna al lavoro è vittima di molestie fisiche o morali o viene costretta in spazi di sofferenza. La violenza sulle donne è ancora una piaga nella nostra società, che si ritiene moderna, e va contrastata con tutte le energie di cui disponiamo e con la severità di cui siamo capaci, senza mai cedere all’egoismo e all’indifferenza”, ha concluso.
Il voto alle donne fu riconosciuto in Italia nel 1946. Il nostro Paese fu uno degli ultimi a garantire questo fondamentale diritto, offrendo la possibilità anche al genere femminile di prendere parte alla vita sociale.