Scandalo Petrolio, Guidi dai pm: “Sono parte offesa”

di Redazione

Potenza – “Ho risposto a tutte le domande. Dal punto di vista giuridico ho appreso definitivamente di essere persona offesa”. Lo ha detto l’ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, al termine dell’incontro con i pm della Procura di Potenza che indagano sullo scandalo petrolio. “Vorrei ringraziare i magistrati per avermi dato la possibilità in tempi così brevi di chiarire questa vicenda così spiacevole per me”, ha aggiunto.

Il faccia a faccia alla Procura di Potenza è durato circa tre ore e, secondo quanto ha riferito il capo della squadra mobile, l’ex ministro ha risposto a tutte le domande che le sono state rivolte come persona informata sui fatti.

La Guidi è stata sentita nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolto, come indagato, il suo compagno, Gianluca Gemelli. Il verbale della sua testimonianza è stato secretato dalla Procura. Prima di essere ascoltata dagli inquirenti, un collaboratore dell’ex ministro aveva fatto sapere che stava valutando se parlare alla stampa, ma che lo avrebbe concordato con la procura. Evidentemente ha ritenuto di evitarlo.

Nuove intercettazioni: “Non sono una sguattera” – Intanto, si focalizza sulle nuove intercettazioni e sull’audizione a Potenza dell’ex ministra dello Sviluppo economico l’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. Guidi a Gemelli: “Non sono una sguattera” “Non fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano… mi sono rotta… a 46 anni… tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala”. E’ questo uno dei passaggi delle intercettazioni – pubblicate da alcuni giornali, tra i quali il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa. Il Messaggero – in cui l’ex ministra si rivolge a Gemelli.

Dossier contro Graziano Delrio – In una conversazione con Gemelli, l’ex funzionario della Ragioneria di Stato e poi consulente del ministero dello Sviluppo economico, Valter Pastena, fa riferimento a un dossier, contenente anche materiale fotografico, che riguarda l’attuale ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Il dossier conterrebbe elementi di un rapporto tra lo stesso Delrio ed esponenti della ‘ndrangheta: “E adesso”, dice Pastena, “ci stanno le foto di Delrio con questi”. Il riferimento è a un clan operante tra Mantova e Reggio Emilia, denominati nell’intercettazione ‘Cutresi’.

Padoan, De Vincenti e il “Quartierino” – In un’altra conversazione con il compagno, è proprio l’ex ministra a parlare del suo ex vice Claudio De Vincenti e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Sai chi lo ha messo lì, Padoan, Innocenti, l’hai capito chi gliel’ho messo Padoan? Sempre quel quartierino lì”. Parlando con Gemelli, la Guidi – secondo le conclusioni degli investigatori – sottolineava che “De Vincenti era la sua rovina”. Subito dopo, però, la Guidi aggiungeva: “Però siccome è diciamo amico di quel tuo clan lì,… prova a prenderci le misure anche tu, Gianluca”, concludeva.

“Aeroporti Toscani” – Gemelli e la Guidi litigarono per una vicenda riguardante “Aeroporti Toscani”. Alla richiesta di aiutarlo, l’ex ministra si sfoga: “Questa cosa mi mette in difficoltà”. Il compagno le rinfaccia di essersi messa “a completa disposizione del presidente di ‘Aeroporti toscani’. Per lui ti sei esposta, per me no”.

I magistrati hanno chiesto alla Guidi chiarimenti su due aspetti dell’inchiesta al centro del filone “Tempa Rossa”, il Centro Oli che la Total sta realizzando a Corleto Perticara (Potenza). Il primo riguarda l’intercettazione del novembre 2014 con il compagno Gianluca Gemelli (indagato) sull’emendamento alla Legge di Stabilità proprio per “Tempa Rossa”. “Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche ‘Mariaelena’ (Boschi, ndr), quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte”, disse Guidi al telefono al compagno, a proposito dell’emendamento relativo ai lavori per il centro oli della Total in contrada ‘Tempa rossa’, a Corleto Perticara (Potenza), nei quali Gemelli stesso aveva interesse essendo alla guida di due società del settore petrolifero. Quella telefonata – definita “inopportuna” dal premier Renzi – ha portato alle dimissioni della Guidi.

Il secondo aspetto, invece, riguarda il ruolo che Gemelli, il compagno della Guidi, avrebbe avuto nella genesi e nella definizione dello stesso emendamento e, più in generale, dell’attività dell’ex ministra rispetto agli interessi delle compagnie petrolifere. Si tratta – per usare le parole di uno degli indagati, il dirigente della Total, Giuseppe Cobianchi – della “strada gemellica”, una “scorciatoia”, con il chiaro riferimento proprio a Gemelli, che le compagnie e le imprese, non soltanto di Tempa Rossa, avevano individuato per risolvere i loro problemi, accelerando le procedure previste, grazie al legame tra l’imprenditore e l’esponente del Governo.

Sempre per il filone “Tempa Rossa”, sono proseguiti gli interrogatori di garanzia: non hanno risposto alle domande del gip l’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino (“Ho agito nell’interesse della comunità, senza alcun ritorno personale”, ha però detto in una dichiarazione spontanea) e dell’allora suo vice, Giambattista Genovese. Da “Tempa Rossa” si arriva al porto di Augusta per il filone “siciliano”, nel quale di nuovo Gemelli avrebbe un ruolo determinante e nel quale il capo di stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, è indagato per il reato di abuso di ufficio.

Stamani dalla Procura di Potenza è arrivata la precisazione che “in relazione all’attività petrolifera svolta da Eni”, a Viggiano (Potenza), “ad oggi non è iscritta l’ipotesi di disastro ambientale”. Oggi, inoltre, i sindaci dell’area hanno annunciato che si costituiranno parte civile nell’eventuale processo che concluderà l’inchiesta e, a margine di un’audizione alla Camera, l’ad della compagnia, Claudio Descalzi, ha avvertito che il blocco degli impianti Eni in Val d’Agri (dove sono sotto sequestro due vasche e un pozzo di reiniezione e dove la produzione è sospesa dallo scorso 31 marzo), da un punto di vista economico “uccide” la raffineria di Taranto che viene alimentata proprio dal petrolio estratto in Basilicata. Ha ribadito di “voler andare fino in fondo” per dimostrare la correttezza dell’Eni. “Teniamo ferma – ha detto – la produzione per due o tre anni? Non mi interessa, voglio andare fino in fondo. Abbiamo e ho la coscienza a posto”.

Il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, infine, ha sottolineato che “la norma al centro del caso Tempa Rossa prevede solo una semplificazione amministrativa sul rilascio di autorizzazioni, senza incidere minimamente sulle salvaguardie ambientali, anzi in qualche modo rafforzandole. E’ questo il motivo – ha concluso – per cui il ministero dell’Ambiente ha condiviso entrambe le stesure”.

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