Dopo le opposizioni, anche la maggioranza ha presentato la richiesta di referendum sulla riforma costituzionale approvata in via definitiva il 12 aprile.
I capigruppo al Senato di Pd, Luigi Zanda, di Ap, Renato Schifani, e delle Autonomia, Karl Zeller, sono stati designati per depositare le firme alla cancelleria della Corte di Cassazione. Perché la richiesta sia valida, occorre raggiungere il quorum di 65 firme di altrettanti senatori.
La richiesta è stata formalmente presentata dal senatore Mauro Del Barba, tesoriere del Pd a Palazzo Madama, ma proprio nel Pd i big della minoranza si sono astenuti dal sottoscrivere la richiesta. “Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla”, sottolinea Gianni Cuperlo.
A stretto giro di posta è arrivata la risposta del premier Matteo Renzi: “Ormai non è più una novità: su alcune questioni ci possono essere opinioni diverse ma nel Pd c’è ormai una parte che fa opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto. La decisione del referendum era stata presa tutti insieme, se qualcuno ha cambiato idea mi spiace ma non conta, perché tutti insieme andremo a chiedere il consenso ai cittadini”, afferma sarcastico il presidente del Consiglio.
Intanto, il fronte del “no”, contrario al ddl Boschi, inizia il 25 aprile la propria raccolta di firme: “Lunedi 18 aprile, con il deposito in Cassazione del quesito per arrivare al referendum sulle modifiche costituzionali volute dal governo Renzi, la campagna referendaria, che è già iniziata con la raccolta delle firme per abrogare due norme dell’Italicum, è ora completa”, riferisce una nota del “Comitato per il No”.
Sui banchetti per la raccolta delle firme i moduli saranno quindi tre: uno per arrivare al referendum costituzionale e due per l’abrogazione di norme fondamentali della legge elettorale (premio di maggioranza e candidati bloccati).