Firenze – Sul palco del Teatro Niccolini di Firenze il premier Matteo Renzi avvia la campagna per il “Sì” al referendum costituzionale di autunno. “La vera sfida inizia ora dopo due anni di lavoro in cui abbiamo prodotto un cambiamento radicale”, ha detto il capo del governo, sottolineando: “Se partono investimenti l’Italia riparte, tutto quello che è stato fatto è enorme ma non basta. Ho bisogno di vincere con voi la partita più grande, vale a dire sostenere che c’è un’Italia che dice sì.
Nel referendum la domanda è molto semplice: sì o no. Ma lì dentro c’è molto di più, come evidenzia il premier: “C’è la riforma costituzionale, che non è contro chi ha combattuto per la libertà”. Renzi annuncia “una campagna porta a porta, casa per casa, io ho bisogno di voi, ho bisogno di 10mila comitati. Il punto chiave è che dopo che per 30 anni si è discusso delle riforme e nessuno faceva nulla, dopo sei letture, noi scegliamo di andare a vedere da che parte stanno gli italiani”.
Una delle parti più criticate della riforma riguarda l’abolizione del Senato elettivo. “I senatori hanno deciso di abolire il Senato, i senatori Pd fanno come i tacchini nel giorno del Ringraziamento. Il senatore Esposito mi ha dato questa spilla: ‘Tacchino e felice di esserlo’. Ora aspetto i sindacati, gli imprenditori. La politica ha indicato la strada: ora fatelo anche voi”, ha ironizzato Renzi, che poi ha ribadito un concetto già detto più volte: “Io non mi risparmio, non siamo noi a vincere questa sfida. La rottamazione non vale solo quando si voleva noi… Se non vinco vado a casa“.
Un impegno, quello di dimettersi in caso di sconfitta al referendum, che Renzi manterrà? Lui non si dichiara preoccupato: “Noi vinceremo il referendum, io ne sono certo. Però quello che è più importante di vincere il referendum è coinvolgere gli italiani. Io sono in prima fila perché si capisca che da questa sfida dipende il futuro delle nostre istituzioni”.
Il presidente del Consiglio, poi, ha fatto un breve excursus dei provvedimenti del suo governo. In particolare ha ricordato che “finalmente la classe media ha iniziato a risparmiare, non pagherete l’Imu“. Un appello agli imprenditori: “Vi dico fate investimenti e si rimette in moto l’economia”. E sull’edilizia scolastica: “Se non smettiamo di parlare male della scuola italiana non siamo seri. All’estero dicono che l’educazione italiana è la migliore”.
Spazio anche al lavoro all’indomani delle celebrazioni per il Primo maggio e le polemiche sul Jobs Act. “Giusto preoccuparsi delle aziende in crisi, Sulcis, Guess. – ha detto Renzi – Grazie al Job act 398 mila persone in più che lavorano. Non basta ma ieri quasi 400mila persone hanno potuto festeggiare la giornata del lavoro”.
In chiusura, Renzi ha dettato l’agenda del suo governo: “Il punto fondamentale è che ancora non siamo riusciti a restituire all’Italia quel sentimento di orgoglio, di appartenenza, di passione, fondamentale per una grande impresa. A Firenze è cambiato tutto quando ho pedonalizzato piazza Duomo: non ci credeva nessuno. Molto più importante del Pil e dell’Irap: quello che sta nell’agenda è restituire agli italiani l’orgoglio di appartenere a qualcosa di grande”.
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