Aversa, colpito da ischemia deve attendere 40 minuti per una Tac

di Antonio Arduino

Aversa – Malasanità o cattiva gestione della sanità? E’ questa la domanda che pongono al direttore sanitario dell’ospedale ‘Moscati’ e ai vertici dell’Azienda sanitaria Caserta i familiari di un paziente trasportato al pronto soccorso dell’ospedale cittadino per un’ischemia cerebrale che lo ha colpito nel corso della prima mattinata.

Dopo essere stato visitato dai medici che hanno ipotizzato il problema gli è stato richiesto un controllo tac immediato. Cos,ì intorno alle 7 e 45, il paziente è stato accompagnato in radiologia per essere sottoposto all’esame necessario alla conferma della diagnosi e alla valutazione della gravità del danno per dare il via ad una terapia che ne avrebbe ridotto le conseguenze.

Tutto bene, dunque. Ma a questo punto si verifica l’episodio che ha lasciato, diciamo, perplessi i familiari. Come loro riferito dagli operatori, non era possibile eseguire la tac immediatamente. Ovviamente è stato chiesto il perché dell’attesa dal momento che si trattava di esame diagnostico chiesto dal pronto soccorso con urgenza.

La risposta ha dell’incredibile. “La strumentazione deve ‘riscaldarsi’ e ‘occorrono quaranta minuti”, avrebbe detto un operatore. Quaranta minuti sono un tempo lunghissimo per chi ha necessità di cure immediate finalizzate a ridurre le conseguenze del danno prodotto dall’ischemia.

Alla richiesta dei familiari del perché fosse necessario riscaldare l’apparecchio è stato risposto di uscire dalla sala d’attesa. Probabilmente con tono poco amichevole, tant’è che per un momento si è temuto scoppiasse l’ennesima contestazione nei confronti di operatori sanitari che, talvolta, dimenticano lo stato di tensione in cui vivono i familiari dei pazienti, ma è stato un attimo perché è prevalso subito il buon senso e tutto è rientrato.

Ma, davanti a questo episodio, viene spontaneo domandare se è mai possibile che una strumentazione tac destinata a supportare un servizio di un pronto soccorso frequentatissimo come quello del ‘Moscati’ possa avere dei tempi di attesa così lunghi per entrare in funzione.

“E’ possibile solo se la strumentazione è spenta. Perché – spiega uno specialista del settore – nel riaccenderla bisogna che vengano eseguite delle calibrazioni e che si riscaldino alcune parti come quelle destinate alla stampa e sono necessari circa quaranta minuti”. Quindi, dal punto di vista tecnico, l’attesa è giustificata ma se l’apparecchiatura è a servizio di un pronto soccorso, che ha un carico di circa 100mila interventi l’anno, viene da chiedere come sia possibile che alle ore 7 e 45 sia necessario aspettare che si “riscaldi”. Possibile che fosse spenta o si stava effettuando il cambio del personale cosicché non c’era chi potesse farla funzionare?

Sperando che arrivi risposta a questa domanda posta dai familiari dell’ammalato che trasmettiamo alla direzione sanitaria del Moscati e ai vertici dell’Asl Caserta, ricordiamo, se fosse necessario, che se si parla di urgenza in un pronto soccorso non si può spegnere una strumentazione necessaria in un’altissima percentuale dei casi che si presentano, né si può fermarla per il cambio di guardia del personale.

In un paziente colpito da ischemia cerebrale, quaranta minuti di attesa possono fare la differenza fra la guarigione completa, l’inabilità permanente o addirittura la morte. E se quel paziente fosse stato un familiare di uno degli operatori?

Il giorno dopo la pubblicazione di questo articolo ci è giunto il chiarimento della struttura sanitaria: leggi qui

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