L’amaro in bocca. E’ questo che vive Riccardo Scamarcio in gara a Cannes con il film “Pericle il nero”. Una pellicola che, applaudita al Festival del cinema, non incassa lo stesso risultato al cinema, dove guadagna solo 98mila euro nei primi quattro giorni di uscita.
E lì, sul tappeto rosso, con lo stesso amaro in bocca, l’attore di “Tre metri sopra il cielo” sfila accanto alla sua compagna, o presunta tale, Valeria Golino, i cui contorni della storia d’amore non sono ben chiari e definiti.
Il film è tratto dal romanzo di Giuseppe Ferrandino e firmato da Stefano Mordini, è stato presentato e applaudito alla prestigiosa sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes. Un progetto che ha richiesto un grandissimo lavoro di preparazione. “Ho letto questo romanzo nel 2004 – racconta Scamarcio – sono rimasto folgorato dalla singolarità del personaggio. Ho capito che poteva diventare un noir, un film nervoso che viaggiasse sulla tensione. Ma che regalasse anche la possibilità di scoprire questo personaggio. All’inizio sgradevole, è uno che di mestiere “fa il culo alla gente”.
Ma poi capace di compiere un percorso di emancipazione. Tutto il viaggio di costruzione del film è stato caratterizzato da alti e bassi. Ogni volta pensavamo che era finita. Quando ci ha dato buca un co-produttore belga: ci siamo disperati. Poi qualcosa si è sbloccato. Anche di essere chiamati a Cannes non ci speravamo più. Eravamo già depressi. Io e Stefano Mordini sembravamo due fantasmi, io a Parigi a girare il film francese su Dalida. Quando è arrivata la telefonata avevamo talmente abbandonato le speranze che pensavamo a un scherzo”.
E poi ancora:”Hanno creduto in questo progetto. Stefano Mordini ha avuto per primo l’idea di ambientare la storia non più a Napoli ma in Belgio e Francia. È stato un onore confrontarsi con due maestri come i Dardenne, e anche condividere parte della loro troupe che è una specie di famiglia. Combacia con il nostro modo di lavorare con la società fondata da me, Valeria e Viola Prestieri. Questo film è stato scritto da Valia Santella e Francesca Marciano che avevano scritto Miele e scriveranno anche il prossimo film di Valeria, ancora su un argomento difficile. Condividiamo la stessa idea, un po’ anarchica, di fare cinema. Il gusto del pubblico è cambiato, dobbiamo prenderne atto. Io giro ogni tipo di film, anche commedie sentimentali che incassano e che spesso mi aiutano a produrre opere in cui credo davvero. La varietà del cinema è importante. Ma bisognerebbe dare attenzione anche a chi tenta nuove strade. A chi rischia, come facciamo noi. Gli spettatori amano film rassicuranti e consolatori, a noi invece non piacciono film rassicuranti e consolatori. Certo che li faccio, come attore. Ma se devo impiegare tre anni di passione, tempo, fatica, impegno, vorrei farlo per qualcosa di più controverso e scomodo. Che faccia parlare, riflettere, discutere”.
Ma della sua storia con la Golino, coproduttrice nonché giurata chiamata ad esprimere giudizi ed opinioni su questa pellicola, Riccardo non proferisce parola pur portandola sotto braccio sul tappeto rosso.