Napoli. Quattro persone arrestate e beni per 30 milioni di euro sottoposti a sequestro in un’operazione, scattata all’alba di lunedì, nel Napoletano, contro il clan camorristico dei Polverino, attivo nella zona a nord del capoluogo campano.
I provvedimenti sono stati emessi nell’ambito di un’inchiestasu trasferimento fraudolento di valori, falsità materiale in atto pubblico e truffa aggravati da finalità mafiose. Alle stesse persone, in passato, direttamente e indirettamente, in altre inchieste, erano stati sequestrati beni per 38 milioni di euro.
L’operazione, anchestavolta,ruota attorno alla famiglia di imprenditoriSimeoli di Marano di Napoli, ossia Antonio e i suoi tre figli Luigi e Benedetto, già in carcere assieme al padre dal 24 ottobre ottobre scorso, e Domenico, finito ai domiciliari.
Il 15 maggio furono messi i sigilli a imprese edili, terreni immobili e rapporti bancaririferibili ai Simeoli, per un valore di 10 milioni,mentre il 24 ottobre 2013 i carabinieri scoprironospeculazioni edilizie dei Simeoli, fondatori delle società”Sime costruzioni” e “Laura”,sequestrando beni mobili e immobili per 28 milioni di euro e arrestato Antonio e i figli Luigi e Benedetto per associazione di tipo mafioso, esecuzione di opere edili senza autorizzazione o in maniera difforme da quanto autorizzato e di concorso con pubblico ufficiale in falsità materiale e ideologica in atti pubblici aggravati da finalità mafiose.
In particolare, il procuratore aggiunto Filippo Beatrice spiega in una nota che la connotazione camorristica delle società indicate appare evidente poiché i settori di interesse delle singole imprese sono gestiti dalla famiglia Simeoli, emanazione imprenditoriale del clan Polverino, un braccio operativo. I Simeoli hanno offerto, spiega Beatrice, una costante collaborazione al clan, consistente nel fornire prestanome ed imprese di copertura per il reimpiego di capitali e nell’intessere relazioni anche con appartenenti del mondo politico locale e con la pubblica amministrazione.
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