Roma – I finanzieri del comando provinciale di Roma hanno arrestato, questa mattina, Raffaele Raiola e Vincenzo Maria Greco, noti imprenditori operanti nel settore delle opere pubbliche, con l’accusa di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, nonché reati fiscali, ricettazione e riciclaggio.
Le indagini hanno riguardato l’amministrazione straordinaria della Impresa Spa, società di costruzioni specializzata nella progettazione e realizzazione di grandi infrastrutture in Italia e nel mondo, tra le quali si possono menzionare importanti segmenti della metropolitana di Napoli, Genova e Milano, alcune tratte autostradali appaltate dall’Anas Spa e dall’Autostrade per l’Italia Spa nonché lavori su importanti aeroporti e strutture sanitarie.
Vincenzo Greco (detto “o’ professor”) è già noto alle cronache giudiziarie per essere rimasto coinvolto in numerose inchieste, tra cui quelle legate a tangentopoli. Le attuali investigazioni hanno consentito di accertare il ruolo determinante di Greco – unitamente a Raiola – nella mala gestio di Impresa Spa che ha provocato un dissesto finanziario rilevantissimo con oltre 80 milioni di debiti verso l’Erario per mancato versamento di imposte e contributi nonché un deficit fallimentare ammesso al passivo per oltre 440 milioni di euro. Complessivamente, per le 4 società in amministrazione controllata sono stati accertati debiti complessivi per oltre 700 milioni euro.
Con le operazioni odierne, sono stati colpiti da ordinanza di custodia anche i soggetti che hanno concorso nella realizzazione del complesso disegno criminoso: Chieffo Domenico, classe 1971, in carcere; Parisi Michele, classe 1938, in carcere; Ruscigno Francesco, classe 1959, in carcere; Parisi Alessandro, classe 1968, in carcere; Greco Ludovico, classe 1972, ai domiciliari; Greco Maria Grazia, classe 1978, ai domiciliari; De Lieto Maurizio, classe 1953, ai domiciliari; De Lieto Massimo, classe 1983, ai domiciliari (attualmente all’estero).
Gli indagati sono tutti accusati, a vario titolo, dei medesimi reati ascritti ai due principali artefici del rilevante dissesto. Le attività svolte dai finanzieri, avviate fin dal 2013, si sono concretizzate in intercettazioni telefoniche ed ambientali, perquisizioni locali, attività di osservazione e pedinamento, rilevamenti contabili nonché complesse indagini finanziarie.
Nel corso degli accertamenti, in particolare, sono state individuate ingegnose operazioni e schemi contrattuali artatamente predisposti per consentire illecite distrazioni patrimoniali in danno di Impresa Spa ed a favore degli amministratori, per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro.
Gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno smascherato le complesse operazioni finanziarie e societarie, ideate dagli indagati – anche avvalendosi della consulenza di noti professionisti – per svuotare sistematicamente il patrimonio aziendale.
Più nel dettaglio, l’opera di “spoliazione” della società è stata realizzata inizialmente con alcune cessioni di credito effettuate ad un prezzo irrisorio da Impresa Spa verso società riconducibili agli indagati, al solo fine di canalizzare ingenti risorse finanziarie nei patrimoni personali degli imprenditori oggi arrestati (ad esempio, un credito di 10,8 milioni di euro è stato ceduto al prezzo nettamente inferiore di euro 2,1 milioni di euro, determinando così una spoliazione della società pari a 8,7 milioni di euro).
È stata, altresì, individuata un’altra distrazione effettuata attraverso l’acquisto, da parte di Impresa, di una partecipazione societaria ad un valore “gonfiato” di 9 milioni di euro: dopo l’operazione, parte delle somme corrisposte sono rientrate nel patrimonio degli indagati mediante finanziamenti a società riconducibili agli stessi ed operanti nel settore delle costruzioni e dell’editoria.
Ancora, 3.196.000 euro sono stati prelevati dalle casse della società con una serie di bonifici bancari e l’emissione di assegni circolari in favore di una società editoriale, privi di qualsiasi giustificazione economica e finanziaria. Solo successivamente ed al solo fine di eludere il controllo della società di revisione, imputavano tali finanziamenti ad un’ulteriore società controllata da Impresa, quale “parziale compensazione di preesistenti crediti”.
Altro episodio distrattivo di rilievo coinvolge Raiola, il quale, nell’incarico di presidente del cda di Impresa – pur percependo un compenso di 1,34 milioni di euro – si è appropriato di oltre mezzo milione di euro attraverso prelievi personali e reinvestendo parte di tali risorse per l’acquisto di una lussuosa villa in Cortina D’Ampezzo. Ulteriori pagamenti non giustificati, che hanno aggravato la situazione finanziaria di Impresa, sono stati effettuati attraverso: la cessione di quote societarie ad un prezzo irrisorio rispetto al valore reale; l’erogazione a parenti e professionisti di retribuzioni e/o compensi per prestazioni in realtà mai rese.
Infine, nel corso dell’attività investigativa, è stata esaminata la “spericolata” e antieconomica operazione di acquisizione, da parte di Impresa, del ramo Btp Infrastrutture srl al prezzo di 14 milioni di euro, accollandosi debiti verso banche per oltre 30 milioni di euro. A seguito di tale acquisizione, Impresa ha ottenuto da un pool di banche un finanziamento pari ad oltre 120 milioni. Tale complessa operazione ha compromesso irrimediabilmente la situazione finanziaria della società investigata, provocandone il definitivo dissesto e l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria.