Mondragone – Il Disastro del Ribaltone. Non può che esistere altra definizione per “l’unione di fatto” tra il sindaco Schiappa e il suo denunciante alleato Cennami. Il fallimento politico-amministrativo è sotto gli occhi di tutti: l’Amministrazione comunale è ormai alla deriva, senza una guida, senza idee, senza più prospettive.
I simboli di questo fallimento possono racchiudersi in tre situazioni emblematiche che, da un lato, stanno ricoprendo di ridicolo un’intera comunità e, dall’altro, lasceranno un’eredità pesantissima che graverà sulle future generazioni.
Il primo disastro (annunciato) è stato quello dei lavori del centro storico. Si sono talmente “impegnati” da riuscire a perdere un finanziamento che poteva e doveva servire al rilancio del centro cittadino. La loro conclamata e perdurante inefficacia ha comportato, a cascata, una successione di eventi a cui – adesso – sarà difficilissimo rimediare. Hanno prodotto perfino una serie di strappi istituzionali con la Regione Campania, tanto da indurre il responsabile della gestione dei fondi a mettere nero su bianco, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che il finanziamento concesso a suo tempo è andato perso, atteso che nemmeno un centesimo è stato mai quietanzato entro il 31/12/2015. Hanno messo in seria difficoltà economica decine e decine di famiglie. E’ di questi giorni la protesta degli operai che hanno lavorato notte e giorno nel cantiere e che, a distanza di sei mesi dalla sospensione dei lavori, non hanno percepito ancora un euro.
Un altro segno indelebile del loro tracollo è stata la gestione dell’approdo dei pescatori (GAC). Sono stati “così bravi” da farsi denunciare – addirittura – dalla Soprintendenza alla Tutela ai Beni Ambientali, procurando alla città il disonore di un sequestro penale su un’opera pubblica. Hanno realizzato la struttura in un posto diverso da quello precedentemente progettato e senza la dovuta variante al Piano Regolatore.
Il terzo marchio di fabbrica è quello della voragine procurata alla gestione finanziaria dell’Ente; il Comune è sull’orlo del baratro economico. I revisori dei conti hanno certificato che il comune è “strutturalmente deficitario”, non è in grado di recuperare l’evaso e l’anticipazione di cassa ha ormai raggiunto limiti prossimi al collasso, con un’esposizione nei confronti della banca tesoriera di circa 7 milioni di euro.
Questo è il naturale risultato di quel scellerato patto consumato ai danni della città e degli elettori, i quali avevano fatto scelte ben diverse alle elezioni amministrative del 2012.
Il ribaltone, dunque, è stato un fallimento ed ha prodotto solo macerie il cui alto costo grava ora sulle spalle della città.
Ma il fallimento è stato anche l’accoppiata innaturale che il Partito Democratico ha voluto fare a tutti i costi con un sindaco politicamente inaffidabile, che è transitato dall’ex Pdl a Forza Italia, per poi diventare formattatore, poi Nuovo Centro Destra ed infine (ma solo per ora) di nuovo in Forza Italia.
Il consigliere comunale Giuseppe Piazza