Agrigento – Ci sono nomi ritenuti esponenti di rilievo di clan mafiosi, tra i cinque arrestati dal personale della squadra mobile di Agrigento, guidati da Giovanni Minardi. Si tratta di Calogero Lillo Di Caro, considerato al vertice dei clan mafiosi di Canicattì, un passato di vita e giudiziario trascorso tra catture e scarcerazioni, e Rosario Meli, 68 anni, detto “u puparu”, di Camastra, finito recentemente in carcere per detenzione e porto di armi.
Lillo Di Caro per gli inquirenti ha rivestito cariche di alto rilievo negli organigrammi criminali di Cosa nostra. Il suo nome comparve la prima volta in atti giudiziari già nel corso delle indagini che portarono all’operazione Santa Barbara del 1993. Nella sua agenda vennero trovati i nomi e i numeri di telefono, tra gli altri, di Pippo Calò e Nino Rotolo. Già condannato per associazione mafiosa, Di Caro nel corso della guerra di mafia degli anni ‘90 che contrappose Cosa nostra con la stidda, fu vittima di un gravissimo attentato.
La stidda, proseguendo la sua opera di sterminio dei vecchi boss di Cosa nostra, decise di ucciderlo e l’agguato fallì solo per miracolo e grazie alla reazione dello stesso Di Caro che rispose al fuoco ferendo di striscio, a sua volta, uno degli attentatori. In quella circostanza i proiettili raggiunsero il vecchio boss di Canicattì ad un occhio. Ma riuscì a salvarsi.
Di Rosario Meli, arrestato stanotte insieme al figlio, si ha traccia di una lunga biografia criminale. Negli anni ‘90 guidò la stidda di Camastra in sinergia con quella di Palma di Montechiaro. In passato ha scontato una condanna a 10 anni di carcere per associazione mafiosa ed è stato anche accusato di un omicidio venendo in questo caso assolto.
Oltre a Rosario Meli, il figlio Vincenzo e Lillo Di Caro sono stati arrestati anche Lillo Piombo, 51 anni e Angelo Prato, 78 anni (ai domiciliari) entrambi di Camastra.