Aversa – Un agnello accerchiato da lupi più o meno famelici. Quale che sia la conclusione della composizione della nuova giunta guidata dal sindaco Enrico de Cristofaro, fresco di consenso elettorale, ad Aversa, l’immagine che più torna alla mente pensando alla vicenda è proprio questa.
Tutti lo avevano ipotizzato (e sarebbe valso in maniera più o meno smile anche con la vittoria di Marco Villano e della coalizione di centrosinistra) che il cammino della nuova amministrazione non sarebbe stato dei più semplici. E così sembra essere sin dal primo momento dopo la proclamazione di De Cristofaro.
Tutti e quindici i suoi consiglieri comunali (in verità anche i non eletti o i rappresentanti di quelle liste che non sono riuscite a portare nemmeno un consigliere nel civico consesso e i vari rappresentanti delle civiche che lo hanno supportato) della sua maggioranza hanno chiesto, a seconda dei casi, un posto nell’esecutivo o la poltrona di presidente del consiglio comunale o quella di vice sindaco.
A loro si sono aggiunti anche quelli che hanno stretto con de Cristofaro accordi più o meno noti (compresi i due globetrotter della politica che sono stati presenti per interposte persone e che non nominiamo non perché uno dei due ha minacciato querele, ma solo per cercare di farli dimenticare agli aversani, data la loro incoerenza politica). Tutti, insomma, gli hanno presentato il conto.
Al momento in cui scriviamo non sappiamo ancora come si chiuderà la vicenda “composizione dell’esecutivo”, ma quello che è certo è che la “giunta di alto profilo” promessa in campagna elettorale è andata letteralmente a farsi benedire per cedere il posto, almeno secondo quanto si vede e si sente in questi giorni, al più becero esempio di spartizione dettato da un manuale Cencelli che sta guardando (ma speriamo di essere smentiti nei fatti) solo alla fame di chi chiedeva e non a quello che sarebbe dovuto essere il bene per la nostra città, per la collettività.
E che sia una sorta di armata Brancaleone (così come lo era anche la coalizione di centrosinistra) che ha imbarcato tutto e tutti, lo dimostra l’alterco tra il rappresentante di Forza Aversa, Paolo Galluccio, e di quello di Noi Aversani, Ninì Migliaccio. Enrico de Cristofaro e quanti lo sostenevano avessero fatto la guerra al compianto Giuseppe Sagliocco e ai sagliocchiani – e viceversa – lo sapevano e lo sanno tutti in città. Ma, tant’è la legge dei numeri e la voglia di vittoria, che i due schieramenti hanno dato vita ad una “unione contro natura” che ha immediatamente prodotto le prime scintille. Non si poteva e non si può, infatti, mettere insieme chi sino al giorno prima si è combattuto con tutte le armi possibili.
Ha ragione, nella sua ottica, Galluccio quando dice che vuole rompere con il passato (giusto o sbagliato che sia), c’è coerenza. Ha ragione, però, anche Migliaccio, anche lui nella sua ottica, quando si rizela e ricorda che senza Noi Aversani e i suoi voti con ben quattro consiglieri, non si sarebbe andati e non si andrà da nessuna parte. Siamo di fronte ad un matrimonio combinato. Speriamo solo per il bene di Aversa che non vi sia un divorzio immediato.