Un ergastolo e un’assoluzione. E’ il verdetto emesso dal tribunale di Napoli al termine del processo di primo grado per la morte di Italia Dell’Aversana, la 57enne aversana (moglie di Bruno Lamberti, ex assessore ad Aversa negli anni ’90 e presidente dell’associazione culturale “Carinaro Attiva”) deceduta la mattina del 6 ottobre scorso per le gravi ferite riportate dopo uno scippo avvenuto poco dopo le 7 in via Costantinopoli, mentre la donna si stava recando a piedi all’ospedale “San Giuseppe Moscati”, dove lavorava all’ufficio economato.
Glico Sejdovic, 38 anni, slavo, ma nato a Torre del Greco, è stato condannato alla pena dell’ergastolo. Assoluzione, invece, per quello che era stato indicato come suo complice, Gianfranco Gallotti, 43 anni, napoletano, per il quale non è stato possibile accertare se fosse o meno a bordo della Peugeot 307 utilizzata per compiere lo scippo rivelatosi fatale.
Subito dopo il delito, senza nemmeno capire la gravità di quanto avevano fatto, gli autori andarono ad offrire il bottino ad un ricettatore di Marano. A portare i carabinieri del reparto territorio di Aversa, coordinati dal colonnello Vittorio Carrara e dal tenente Flavio Annunziata, sulle tracce degli scippatori fu l’Imei del telefonino della vittima, ritrovato presso il ricettatore (denunziato a piede libero), così come il telefonino di un’altra vittima di scippo avvenuto il 7 ottobre nei pressi dell’uscita di Aversa Nord, sempre ad opera di due persone a bordo di una Peugeot 307 ricercata dal giorno dopo lo scippo mortale di cui fu vittima Dell’Aversana e ritrovata la notte tra giovedì e venerdì nei pressi di un campo rom.
In quella vettura fu accertato che lo slavo Sejdovic non solo ci dormiva, ma, in pratica, ci viveva, considerato che i militari, oltre ad aver trovato tracce inequivocabili della rapina alla malcapitata Italia Dell’Aversana, rinvennero anche una pentola dove c’era della salsiccia al sugo. L’uomo, infatti, era latitante da qualche giorno dopo il suo ultimo arresto, avvenuto il 5 giugno precedente a Marano. I carabinieri lo avvistarono a bordo di uno scooter e gli intimarono l’alt. Per tutta risposta, l’uomo tentò la fuga prima a bordo del mezzo e, poi, a piedi, aggredendo un carabiniere a calci. Fu messo agli arresti domiciliari con l’accusa di ricettazione, essendo risultato lo scooter rubato a Villaricca, e di resistenza a pubblico ufficiale.
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