Aversa, il degrado abita nelle periferie: rifiuti ed erbacce provocano anche incidenti

di Livia Fattore

Aversa – Rione Bagno, via Madonna dell’Olio, Aversa Sud. Il degrado abita nelle periferie della città normanna dove anche i parchi urbani versano nel più completo abbandono. Situazioni che gli aversani hanno sopportato, seppure tra i mugugni, quando c’era il commissario straordinario a reggere le sorti di Aversa, ma non ora, quando da, oramai, oltre un mese c’è un sindaco nel pieno delle sue funzioni che dovrebbe assicurare un habitat vivibile, soprattutto con il clima estivo incandescente di questi giorni che acuisce il degrado.

Al Rione Bagno, una zona di frontiera, una sorta di terra di nessuno, a confine tra Aversa e Cesa, sono, oramai giorni che un bel mucchio di amianto, misto ad altri rifiuti fa bella mostra di sé. Il tutto tra erbacce alte che facilitano il proliferare di ratti che si possono incrociare in via delle Mimose lungo il tratto che costeggia la ferrovia. Il ponte sulle rotaie, poi, si è trasformato in una sorta di trabocchetto con l’erba alta che limita la visibilità agli automobilisti che vi si immettono provocando continui incidenti che solo la fortuna sino ad ora non ha trasformato in tragedie (nella galleria in alto la foto di uno dei tanti incidenti verificatisi nella zona, nda.).

Degrado anche in via Madonna dell’Olio. Qui, in verità, il ‘merito’ va equamente diviso tra i comuni di Aversa e Gricignano che si dividono la proprietà dei due lati opposti dell’arteria dove uno spazzino non passa da anni.

Nel degrado anche i due parchi urbani, quello dedicato al regista Ninì Grassia e quello intitolato al maestro Vincenzo Balsamo. Soprattutto nel primo, a farla da padrone sono l’erba alta e i cani, lasciati liberi dai loro padroni con tutte le conseguenze relative sia all’incolumità degli altri fruitori del parco che all’igiene.

In questa speciale classifica rientra, purtroppo, anche il Parco Pozzi che, nonostante sia fresco di restyling, ha bisogno già di correttivi. In primo luogo, il comune è stato costretto ad intervenire a causa della presenza di topi, anche di una certa caratura che, sostituendo gli assenti scoiattoli, scorazzavano su e giù per i rami delle querce secolari di quello che fu il campo per i profughi italiani di Libia e Istria. Urgente, poi, l’installazione di ulteriori panchine essendo quelle presenti assolutamente insufficienti.

In alto una fotogallery

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