Falciano del Massico – Un vino eterno. E’ grande l’attesa per la 14esima edizione del concorso enologico “Immortale Falernum”, che si terrà in Piazza Limata a partire dalle ore 19.30 di sabato 10 settembre.
Un evento patrocinato dalla Provincia di Caserta, dalla Regione Campania e dal comune di Falciano del Massico, che ha visto attivarsi l’Agenzia Comunale per lo Sviluppo del Turismo e dell’Ambiente (Acsta).
“Il falerno, come tutti gli altri vini in Italia – dice il presidente Acsta, Tommaso Fava -, è passato attraverso varie epoche. Non si può parlare di un vino di ieri e uno di oggi. Diciamo che la produzione è stata sempre relazionata a quelle che erano le conoscenze.
Sicuramente, dal punto di vista enologico, stiamo vivendo una fase di rinnovamento se ci confrontiamo con le tecniche adottate. Il punto posto sulla pagina, però, non è un punto di definizione, in quanto l’enocultura è sempre in fase di sviluppo. Se dovessimo sottolineare una differenza rispetto al passato, possiamo dire che il falerno di oggi è più definito ed equilibrato. Essendo un vino a denominazione d’origine, è possibile affermare che sta camminando verso un sistema più completo, mentre ieri era più frazionato.
La scoperta del vino falerno, indiscutibilmente ad opera degli antichi romani, è da ricondurre al III secolo a.C. Stando a quanto tramanda la tradizione – spiega -, parte del popolo latino scese in Campania e conquistò la frazione della regione più a nord, la quale, all’epoca, era in mano ai sanniti. Successivamente il territorio fu “rivisitato” e definitivamente cambiato nelle sue gerarchie sia per quanto concerne l’amministrazione che per quanto riguarda l’agricoltura. Ebbe luogo, in questa fase, una vera e propria rivoluzione nel ramo vitinicolo.
Esistono cantine che vantano oltre 150 anni di storia – ci tiene a precisare Fava -. Fino agli anni ’60, era più usuale la produzione di uva che di vino. Quest’ultima avveniva maggiormente in modo privato. Ad oggi, invece, si sta riempiendo una lacuna storica e, finora, è stato ottenuto un discreto successo. La festa, concepita come momento di aggregazione, in realtà viene organizzata da circa 20 anni ed esalta quello che è un prodotto d’eccellenza rappresentante la nostra carta d’identità.
Noi come Acsta, ci impegniamo a promuovere il paese e, più precisamente, i prodotti tipici e i dettagli caratterizzanti la nostra realtà. Valorizziamo, inoltre, lo sport, mettendo a disposizione strutture ed attrezzature funzionali. L’impegno profuso ha portato alla rivalutazione del lago presente nella riserva naturale di Falciano, dove, oggi, è possibile recarsi con la propria famiglia e con amici.
Il concetto di valorizzazione parte da un dato ben preciso, cioè impegno serio e concreto da parte degli enti e da parte dei cittadini. Tutti devono essere consapevoli e rispettosi di tutto ciò che il territorio ci offre. Prima c’è la tutela, poi l’impegno ed infine la valorizzazione. Se uno di questi principi viene a mancare – conclude -, la catena rischia di spezzarsi; è proprio questo che dobbiamo evitare affinché le generazioni di domani abbiamo una memoria storica e possano guardare al futuro”.