CAPUA. Domenica 8 marzo, alle 21.30, presso la Libreria Guida di Capua, sarà proiettato Vogliamo anche le rose, di Alina Marazzi, in occasione della Festa della Donna.
Repetitia iuvant. E così, se qualcuno (o qualcuna) ha mancato il passaggio sugli schermi di Vogliamo anche le rase, il bel documentario – ma è molto di più – di Alina Marazzi, può rifarsi grazie al dvd edito da Dolmen. Vista nel contesto del nuovo documentario italiano, Alma Marazzi ha un talento speciale per raccontare storie vere con materiali veri.
Dal ritratto doloroso e bellissimo che ha costruito su sua madre in Unora sola ti vorrei a questo percorso su venti anni che, dice lo strillo di copertina, «hanno cambiato la nostra vita». Onestamente e affettuosamente, Alina Marazzi con questa frase rende onore a chi quei venti anni e poco più li ha vissuti lottando, ma si riferisce anche a chi, delle battaglie di quegli anni, ha beneficiata in seguito – una cosa che la cineasta milanese ripete in ogni incontro con la stampa, parlando delle cose che ha scoperto, lei delle generazione più giovane, su quei formidabili anni.
Formidabili anni quando la contraccezione era ancora un reato, la potestà era «patria», era accettatoil delitto d’onore, non c’era il divorzio e l’aborto era un orrore da attraversare clandestinamente. Il percorso attraverso cui Alina Marazzi ricostruisce quegli anni e quelle vicende che avrebbero portato a un nuovo diritto di famiglia, alla legge 194 sull’aborto, alla legalizzazione della pillola, sono i diari di tre ragazze: Anita, che parla nella Milano del 1967 con la voce di Anita Caprioli; Teresa, che racconta dalla Bari del 1975 con la voce di Teresa Saponangelo; e Valentina, dalla Roma del 1979, con la voce di Valentina Carnelutti. I diari – autentici e toccanti – registrano lo stesso senso di smarrimento, le stesse paure, le stesse inadeguatezze di fronte al sesso, ai sentimenti, all’aborto.
Bravissima nel mescolare pathos, materiali di repertorio, interviste, stacchi pubblicitari, animazioni e testimonianze, Alina Marazzi ci offre assieme un avvincente percorso storico e uno stato d’animo: di fronte al quale le ragazze più giovani guarderanno (speriamo) le loro madri, che erano ragazze allora, con un occhio diverso.
Irene Bignardi (La Repubblica)