1 milione e 700mila euro sono stati sequestrati a Fabrizio Corona in via di prevenzione del tribunale di Milano che ha accolto la richiesta del pm Alessandra Dolci e del procuratore aggiunto Ilda Boccassini.
Il decreto di sequestro è stato notificato venerdì ed è relativo presunte provviste in nero riconducibili all’ex fotografo dei vip. Una decisione presa sulla base della “pericolosità sociale” di Corona.
Una decisione che contrasta con quanto sostenuto solo qualche giorno fa il gip di Milano, Ambrogio Moccia, che aveva stabilito che Corona non doveva tornare in carcere e, invece, poteva continuare a scontare il cumulo di pene residuo, poco più di 5 anni, in affidamento in prova ai servizi sociali. Il giudice gli ha ha riconosciuto la continuazione tra i reati di estorsione, tentata estorsione e bancarotta per i quali è stato condannato in via definitiva. Continuazione concessa anche perché la sua “condizione di tossicodipendenza” ha “contribuito a causare” tutte quelle “condotte delittuose”. “Ero preoccupato perché avevo paura di finire di nuovo in cella ed ora mi sono tolto un grande peso”, aveva detto l’ex ai suoi legali dopo essere stato informato, stamani, della decisione del gip. Nel suo percorso di riabilitazione, però, Corona dovrà ora rigare dritto se non vorrà rischiare un’altra volta di rientrare dietro le sbarre.
Corona è stato condannato per estorsione nei confronti dell’ex bomber della Juventus, David Trezeguet, per tentata estorsione per la vicenda dei cosiddetti fotoricatti, per il crac della sua agenzia fotografica e per aver corrotto una guardia penitenziaria per fare entrare in carcere una macchina fotografica, quando era stato arrestato nell’inchiesta Vallettopoli. Nel 2014 era stato l’allora gip Enrico Manzi a portare il cumulo di condanne definitive a carico dell’ex agente fotografico da 13 anni e 2 mesi a 9 anni. Cosa che gli ha fatto ottenere la scarcerazione dopo due anni e mezzo di detenzione e l’affidamento in prova, che gli è stato concesso anche per il suo passato di tossicodipendente.
Il 27 ottobre 2015, poi, Corona, prima affidato alla comunità di Don Mazzi, è potuto tornare a vivere nella sua casa a Milano perché ha ottenuto l’affidamento in prova “sul territorio”. Nel frattempo, la Procura ha impugnato la decisione del gip Manzi e dopo una serie di rimpalli tra Cassazione e Corte d’Appello, il caso è finito sul tavolo del gip Moccia per una nuova decisione. Il giudice, che ha accolto la richiesta del pm Paola Biondolillo, ha stabilito un aumento sul cumulo pene di soli 8 mesi, perché ha riconosciuto lacontinuazione tra tre reati non concedendola soltanto per la corruzione. E ciò ha portato il residuo pena a 5 anni e 1 mese e sotto la soglia dei 6 anni che, se superata, lo avrebbe fatto tornare in carcere.