Trump, Papa Francesco: “Preoccupato per profughi e immigrati”

di Emma Zampella

C’è ancora aria di protesta negli Stati Uniti a seguito dell’elezione del Presidente americano, Donald Trump. Un grido di contestazione quello che si è alzato da parte dei cittadini a stelle e strisce che non hanno accettato la sconfitta di Hilary Clinton, data per favorita non solo dalla stampa internazionale ma che da gran parte dell’opinione pubblica.

A Portland, in Oregon, le contestazioni più dure, con la polizia che ha sparato pallottole di gomma per disperdere la folla ed effettuato 29 arresti. Un corteo di mille persone ha attraversato il centro di Philadelphia. Proteste anche a Los Angeles e New York.

Il neo presidente ha commentato via Twitter con un diplomatico: “Ci uniremo tutti. Amo i piccoli gruppi che dimostrano amore per il Paese”. Frase in netto contrasto con quella che lo stesso Trump aveva scritto antecedentemente, sempre sul social network: “Ho appena vinto un’elezione presidenziale aperta e di successo. Adesso contestatori di professione, incitati dai media, stanno protestando. Molto ingiusto!”.

Ad esprimere un giudizio circa l’elezione del nuovo Presidente americano arriva anche da Papa Francesco che in merito ha dichiarato: “Non do giudizi sui politici, ma voglio capire le sofferenze che le loro scelte causano a poveri ed esclusi”. E’ quanto risponde Papa Francesco, durante il colloquio-intervista con Eugenio Scalfari su “Repubblica”, a una domanda sull’elezione di Donal Trump alla Casa Bianca. Il Santo Padre dice al riguardo di essere preoccupato principalmente per “profughi e immigrati”.

“In piccola parte cristiani – continua -, ma questo non cambia la loro sofferenza e il loro disagio; le cause sono molte e noi facciamo il possibile per farle rimuovere”.

“Purtroppo – riprende il Pontefice nella sua conversazione con il decano del giornalismo italiano – molte volte sono soltanto provvedimenti avversati dalle popolazioni che temono di vedersi sottrarre il lavoro e ridurre i salari. Ma Cristo ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere. Non i demagoghi, non i barabba, ma il popolo, i poveri, che abbiano fede nel Dio trascendente oppure no”.

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