“Non siamo gay, ma conviene”, l’altra faccia delle Unioni Civili

di Gabriella Ronza

Nei secoli scorsi, il matrimonio era un contratto stipulato dai genitori dei due promessi sposi per ricavare il miglior profitto economico o politico per entrambi, oggi questa situazione sembra essere superata dalla concezione, ormai largamente estesa nel mondo occidentale, del “matrimonio per amore”. Tuttavia, l’Unione civile, pensata in primis per coppie gay, ha rivoluzionato perfino questo concetto: si diffondono, infatti, sempre più le unioni per “convenienza”.

È questa la motivazione che ha spinto Gianni e Piero a unirsi civilmente. Conviventi da anni, ma “solo amici”, i due hanno deciso di unirsi civilmente sabato prossimo a Schio, nel vicentino. “Non siamo gay” hanno precisato, spiegando che la loro è una scelta di pura utilità.

Gianni, vicentino di 56 anni, è un musicista; Piero è di origini romane e ha 70 anni. “Non siamo una coppia, ci prendiamo cura l’uno dell’altro, siamo come fratelli” hanno spiegato in un’intervista. Allora perché unirsi civilmente? Perché sono convinti che l’unione civile consentirà loro di accedere a diritti che sarebbero loro negati altrimenti e di risolvere problemi pratici. Vivono in un Comune vicino a Schio, hanno scelto quest’ultimo perché qui hanno potuto sbrigare le pratiche necessarie velocemente, nonostante il sindaco sia contrario alle unioni omosessuali. La cerimonia infatti sarà celebrata da un assessore donna. “Ci sono situazioni – spiegano i due amici – in cui non avere un legame riconosciuto crea difficoltà, come le degenze in ospedale, ma anche per piccole cose, il pagamento delle bollette, del canone Rai: prima che venisse messo in bolletta lo addebitavano a entrambi”.

La senatrice del pd Monica Cirinnà non è scandalizzata: “Anche una donna si può sposare con un uomo che non ama, per convenienza. I matrimoni di comodo si sono sempre fatti. Se stavolta a unirsi sono due uomini che non sono uniti affettivamente ma lo fanno per convenienza, penso che comunque la legge consenta la libertà ai cittadini di farlo” commenta.

Più critico Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia e leader storico della comunità omosessuale italiana: “Che due persone eterosessuali dello stesso sesso vogliano fare una unione civile e accedere così anche alla reversibilità delle pensioni, all’eredità e così via, lo trovo legittimo e legale ma dal punto di vista morale è una truffa. Non è che si possa utilizzare la norma come si vuole. Liberi di farlo, ma dal punto di vista morale credo siano dei furbacchioni che usano le norme a loro uso e consumo. Io, che ho fatto una lunga battaglia per il riconoscimento delle coppie omosessuali, non dirò mai loro: bravi, bravi”.

Mancuso avverte: “forse non si rendono conto che la legge sulle unioni civili prevede diritti ma anche doveri” e conclude “attenzione a non svilire un istituto come qualcosa che passa come privilegio, la legge non è un eldorado per chi vuol fare il furbo”.

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