Roberto Saviano presenta “La paranza dei bambini”

di Redazione

Napoli – Si è ispirato a fatti reali, alla storia della paranza dei bambini di Forcella, Roberto Saviano per dar voce a quei ragazzini in scooter che sfrecciano contromano alla conquista di Napoli nel suo nuovo romanzo ‘La paranza dei bambini’, pubblicato da Feltrinelli.

Per raccontare questi adolescenti armati, quindicenni che non temono il carcere ne’ la morte, ha seguito il metodo di Franco Rosi nel film ‘Le mani sulla città’ dove, come spiega lo stesso autore nella nota che chiude il libro, “personaggi e fatti narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”. “Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo” dicono questi adolescenti che non credono in un domani e sono determinati nel giocarsi tutto e subito. Hanno imparato a sparare con pistole semiautomatiche e AK-47 mirando alle parabole e alle antenne.

Come nella paranza, nome che viene dal mare, dalle barche a vela usate per la pesca a strascico che ingannano i pesci con la luce così Saviano racconta ragazzini ingannati, che vanno a morire pensando di arricchirsi. Crudo e senza scampo il nuovo romanzo di Saviano, tra social, “roba”, canne e frequentazione di locali che ricordano un pò gli anni Ottanta ci mette di fronte alla controversa ascesa di una paranza, un gruppo di fuoco legato alla Camorra, e del suo capo, il giovane Nicolas Fiorillo detto Maraja. Poi ci sono Briato’, Tucano, Dentino, Drago’, Lollipop, Pesce Moscio, Stavodicendo, Drone, Biscottino e Cerino, soprannomi innocui di ragazzi che si muovono tra innocenza e sopraffazione.

Il libro si apre con un dialogo che è un inno all’oralità, a quel dialetto che rende più vissuto il contesto, che non è quello “classico” – come spiega Saviano nella nota d’apertura in cui precisa anche di aver chiesto la collaborazione dei professori Nicola De Blasi e Giovanni Turchetta – ma quello “‘imbastardito’ nella mia immaginazione”.

“Sono bambini, stanno arrivando e vogliono tutto” come dice il booktrailer, soprattutto i soldi che “li ha chi se li prende”. I paranzini seminano il terrore, vogliono il controllo dei quartieri sottraendolo alle paranze avversarie e per farlo stringono alleanze con vecchi boss in declino. Per loro giusti e ingiusti, buoni e cattivi sono tutti uguali. La vera distinzione è tra forti e deboli. E nella storia entrano anche i genitori, le madri, come quella di Nicolas che arriva in questura, dopo che il figlio è stato beccato con il “fumo”, come “una belva”.

Preso da inchieste giudiziarie, dal dibattito di cronaca, da intercettazioni “il cui virgolettato è stato reso letterario” come ha spiegato l’autore, il racconto è pieno di dettagli ma si capisce che Saviano, che vive sempre sotto scorta e da un po’ di tempo si è trasferito a New York, ha voluto soprattutto che il lettore entrasse in questo tessuto sociale e assumesse un punto di vista altro, quello di chi non crede di avere una possibilità di costruirsi un futuro, di chi non crede nel valore del talento. E allora “meglio sparare prima di essere sparati”.

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