Persone giovani e molto sveglie che abbiano un fortissimo senso delle istituzioni e dell’etica. È quello che cercano i vertici dei Servizi segreti, in tour nelle università italiane per trovare nuovi 007 da arruolare. Buone speranze per le aspiranti spie: in tre anni, sono stati assunti cento giovani, 50 dei quali provenienti dagli atenei del nostro Paese.
Le nuove leve dei Servizi devono preferibilmente essere “esperti in materie informatiche, giuridiche, economiche, psicologiche e in lingue straniere”. Parola del sottosegretario Marco Minniti, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, che all’Università Bicocca di Milano, durante la ventisettesima tappa del roadshow del comparto Intelligence, si è fatto avanti alla ricerca di giovani “per le nuove sfide che il terrorismo internazionale e la cyber security impongono”.
Ma è bene chiarire una cosa: i nuovi 007 non hanno lo smoking o le donne di James Bond, né sono spie conturbanti stile Mata Hari. Si tratta piuttosto di “giovani animati da una sorta di “adrenalina intellettuale” e dalla personalità non esibizionista, con una stabilità psicologica e un grande livello di flessibilità e di adattabilità”. Anche perché “il lavoro è complesso e richiede dei sacrifici e se non ci si crede fino in fondo, meglio evitare”.