GRAZZANISE. Sarà che la campagna elettorale per le amministrative di metà maggio fagocita ogni altro interesse od impegno.
Sarà che il carniere delle vere iniziative intraprese, negli ultimi decenni sulla centrale questione del lavoro in Terra di Lavoro e nella Campania ormai in-felix è, di fatto, più semivuoto che semipieno. Sarà quel che è e sarà anche nel breve medio-periodo, il dato allarmante che denuncia il Cocevest di Grazzanise sta nella totale indisponibilità finora dimostrata da esponenti politici ed assessori al lavoro della Provincia, della Regione e del Ministero del Lavoro, cioè delle tre istituzioni chiamate dal Comitato grazzanisano a discutere, in tavola rotonda, il 22 maggio nientedimeno che de Il lavoro italiano, sul territorio nazionale e allestero, dal 1861 al
Basti pensare che docenti universitari del calibro di Marcella Marmo (Federico II-Napoli) e Giovanni Cerchia (Università del Molise-Campobasso) saranno a Grazzanise (sala consiliare) nella mattinata di domenica 22 maggio. E con essi
E una vergogna! Che devessere naturalmente cancellata. Da chi? Prima o dopo, da quel popolo votante che, per lennesima volta, è chiamato a far giustizia di eletti coi vizietti fra i quali primeggia quello del rimanere incollati alla poltrona, ad ogni costo, e pronti a far dire ad impiegati, telefonisti ed uscieri dei loro staff che lonorevole non cè o ritelefoni lunedì; forse lo troverà oppure per quella data lonorevole ha già precedentemente assunto altri inderogabili impegni. Che classe politica! Quali autorità aduse ad indossar la fascia! Che bischeri intrufolatisi nelle stanze dei bottoni e riluttanti ad uscirne per non perdere la preda addentata! Certo, vorremo essere smentiti nei giorni a venire.
Vorremmo segnalare le eccezioni rispetto a questandazzo ormai dilagante. Il tempo, fra i suoi talenti, include le tappe della riflessione, della verifica di convincimenti e posizioni. In fondo, una Tavola Rotonda non è un processo e non si svolge in unaula di tribunale (che dovrebbero essere costretti a frequentare di più certi incalliti mestatori che savvalgono dei mille cavilli della sofferente giustizia del Belpaese), bensì si tiene in una sala del municipio, casa di tutto il popolo, ed è evento culturale. Avranno torto o ragione questi politici?
E difficile dare un giudizio che, peraltro, non può valere per tutti. Ma la tendenza accennata cè, eccome! Il loro glissare suscita sospetti. Ed il silenzio della risposta, fuori delle norme del Codice, è finanche segno di cattiva educazione. Se è vero, come è vero, che la storia è maestra di vita, brutte cose abbiamo imparato sulla politica italiana e specialmente nostrana, nei quarantanni che abbiamo alle spalle. Ora si va da unaltra parte
di Raffaele Raimondo