Napoli – In questi giorni di polemica tra lo scrittore Roberto Saviano e il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris (leggi qui), ci piace ricordare veri esempi, concreti, di lotta alla camorra.
Come Luigi Leonardi, imprenditore napoletano di 42 anni, vittima di numerose estorsioni da parte di più clan camorristi e soggetto a veri e propri sequestri di persona.
Senza l’appoggio della famiglia, nonostante le innumerevoli difficoltà, ha trovato il coraggio di denunciare, e ancor più in presenza di uno Stato assente, soprattutto nei primi anni, si è trovato costretto ad adottare da sé svariate precauzioni per sfuggire alle continue minacce.
Da pochi mesi condivide la sua vita con la scorta, proprio come Saviano, che lo accompagna quotidianamente essendo ancora elemento di disturbo e bersaglio nel mirino della camorra.
Ora Luigi è costretto a subire un altro torto: la Commissione ministeriale preposta gli ha tolto lo status di collaboratore di giustizia affibbiandogli quello di semplice “testimone”, manco se fosse una sorta di mafioso pentito costretto ad allontanarsi da Napoli sotto un altro nome. “Preferisco uscire dal programma di protezione, rischiando la vita. Ad essere etichettato come un pentito non ci sto, sono disposto a morire”.