Terrorismo, arrestato a Roma tunisino sospettato di legami con al Qaeda

di Redazione

Blitz anti terrorismo a Roma. La Polizia, nell’operazione “Black Flag”, ha arrestato Saber Hmidi, 34enne tunisino, un affiliato a Ansar Al- Sharia, gruppo terroristico armato jihadista.

Un’indagine complessa che ha visto la conclusione questa mattina con una serie di ​perquisizioni in tutto il Lazio nei confronti di​sospettati di appartenere ad organizzazioni terroristiche.

Il gruppo, nel 2014, è stato inserito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nelle fazioni terroristiche. Ansar al-Sharia era già inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti per aver compiuto una serie di attentati contro la missione speciale degli Usa a Bengasi nel 2012. Il gruppo è legato alla rete di Al-Qaeda nel nord Africa e gestisce campi per l’addestramento di terroristi stranieri da inviare poi in Siria, in Iraq e in Mali.

Le serrate indagini condotte dalla Digos della Questura di Roma e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, coordinati dal Pool Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Roma, hanno quindi permetto di notificare, nella casa circondariale di Rebibbia, l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Saber Hmidi, già detenuto per altri reati.

Secondo gli inquirenti Hmidi “partecipava all’organizzazione terroristica Ansar Al-Sharia da intendersi affiliata e, di fatto, ricompresa in quella denominata Isis, finalizzata al compimento di atti di violenza con attentati alla persona e al danneggiamento di cose mobili ed immobili anche mediante l’utilizzo di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, ancorché con ricorso ad iniziative e strategie militari, al principale scopo d’intimorirne le popolazioni ed arrecare grave danno a più stati (tra i quali Tunisia, Libia e Siria), mirando alla destabilizzazione degli ordinamenti costituzionali e all’instaurazione di un sistema di natura confessionale salafita, contrario ai diritti fondamentali dell’uomo convenzionalmente riconosciuti; in particolare, ricevendo in custodia il vessillo del gruppo terroristico ed istigando, nei penitenziari di transito ove ristretto (2014/2016), alla discriminazione religiosa e all’arruolamento nelle fila dell’Isis in Libia, in Siria, altresì manifestando atteggiamenti coerenti con tale ideologismo mediante aggressioni intramurarie nonché con il proposito di essere pronto a recarsi in zona di combattimento per assolvere il Jihad (cioè allo sforzo per la guerra Santa cioè la Guerra condotta per la causa di Dio)”.

Saber Hmidi, con regolare permesso di soggiorno, di professione mercante (attività mai svolta secondo gli inquirenti), e abitante in zona Ciampino, a bordo della sua Volkswagen Golf, in compagnia di altra persona, è stato fermato la prima volta nella notte del 9 novembre 2014, in via dei Sette Metri, da una volante per un controllo.

Durante il controllo degli agenti al passeggero sono caduti in terra, accidentalmente, un passamontagna e un paio di guanti in lattice. Alla richiesta di spiegazioni, Saber Hmidi è uscito dall’auto e, impugnando una pistola, ha minacciato gli agenti. Ne nasceva una violenta colluttazione, durante la quale i due hanno perso la pistola, riuscendo però a fuggire. La pistola era una Browning 9×21, completa di caricatore e 15 cartucce, provento di furto denunciato in Puglia nel 2014.

Hmidi, identificato tramite la patente esibita, è stato quindi rintracciato in casa. Presente durante la perquisizione la moglie Caterina, un’italiana convertita all’Islam che l’uomo ha sposato nel 2008 e dalla quale ha avuto una bambina. Quì sono stati rinvenuti il passaporto dello straniero che sedeva lato passeggero, identificato poi per Abdelghani Rchouki, marocchino, clandestino irreperibile sul territorio nazionale. Sequestrati anche 33 telefoni cellulari, 8 pc portatili, 2 Ipad, 1 hard disk esterno ed una bandiera nera.

Diffuse le foto, la sera seguente in zona San Basilio, Saber Hmidi è sttao quindi rintracciato da personale della Digos e sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria per i reati di “detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, ricettazione, lesioni aggravate e resistenza a Pubblico Ufficiale” reati per i quali è stato processato e condannato alla pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione, attualmente in espiazione.

Dallo sviluppo delle indagini, si ricostruiva la “radicalizzazione religiosa” di Saber Hmidi, iniziata durante la prima detenzione nel carcere di Velletri nel 2011 dove era ristretto per violazione della legge sugli stupefacenti. Lì Himdi era uscito profondamente cambiato, iniziando a praticare l’Islam con assiduità nelle moschee della città.

Proprio in quel periodo, Hmidi viene in contatto con i fratelli tunisini della Shari-a, entrando in possesso di una bandiera del gruppo terroristico del tutto simile a quelle del califfato dell’Isis dove sono presenti delle scritte nella parte superiore che individua la “Shaada” ossia la professione di fede “non vi è altro Dio oltre Dio” e al centro compare il così detto sigillo di Maometto che si traduce in: “Mohamed è il messaggero di Allah”; sotto il logo centrale la scritta “Ansar al Sharia”, simbolo dell’organizzazione terroristica operativa in Tunisia e Libia.

Territori, questi ultimi, da cui Hmidi sembra particolarmente attratto, considerate le molte ore di filmati da lui guardate, sul web, inerenti l’Isis e la sua volontà di trasferirsi in Siria per combattere per il Califfato. Il Nucleo investigativo ha raccolto e analizzato importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la pericolosità di Saber Hmidi ma anche riscontrato, nei diversi istituti penitenziari in cui è stato ristretto, la sua particolare capacità di indottrinamento dei compagni di detenzione.

L’indagine ha dimostrato l’appartenenza di Saber Hmidi all’organizzazione terroristica Ansar Al Sharia e con l’operazione è stata interrotta la sua azione di proselitismo e di reclutamento di adepti da inviare, allo loro scarcerazione, nei teatri di combattimento per il compimento di atti terroristici.

L’attività di monitoraggio ha, infatti, permesso di rilevare che, nel febbraio 2015, Hmidi si è posto a capo di un gruppo di preghiera con la finalità di creare problemi di natura gestionale e di adattamento con gli altri detenuti.

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