Aversa – “E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un’Amministrazione che si regge sulla cosiddetta ‘autocostruzione assistita’, procedura mutuata dall’edilizia con specifiche e consolidate modalità attraverso le quali un gruppo associato, anche eterogeneo, realizza i punti cardini di una programmazione”. Lo sostiene il consigliere comunale Isidoro Orabona, il quale traccia un’analisi sulle ultime fibrillazioni che hanno interessato la maggioranza consiliare, ipotizzando quello che definisce un “congresso delle idee” o, addirittura, di un ampliamento della stessa maggioranza che sostiene il sindaco De Cristofaro.
Quali sono queste caratteristiche?
Gli aspetti che la caratterizzano e, pertanto, la rendono interessante sono rappresentati proprio dalla sua eterogeneità che impone il confronto ed il dialogo tra soggetti ed idee diverse impegnati in un un percorso dinamico teso al raggiungimento di una sintesi soddisfacente pur partendo da posizioni spesso divergenti.
Ma la eterogeneità non può rappresentare un ostacolo?
Sì se gli interessi divergono; no se convergono; del resto una maggioranza sorta per governare non può avere finalità divergenti. Se così fosse verrebbe a cadere lo stesso concetto di maggioranza Credo che questa sia la novità che l’Amministrazione De Cristofaro propone alla Città, cioè la capacità di rendere inefficaci gli effetti delle divergenze. Se ciò non sempre si verifica, e può succedere, si generano incomprensioni, le cosiddette ‘fibrillazioni’, a cui stiamo assistendo in questi giorni.
Non le sembra che le fibrillazioni tra i diversi gruppi civici siano un po’ troppe?
E’ il prezzo che, come maggioranza, stiamo pagando probabilmente per l’esistenza di un contesto ideologicamente incolore, svincolato cioè da quelle logiche partitiche, forse ingombranti, ma spesso e volentieri necessarie. Ritengo, infatti, che proprio la presenza di uno o più partiti all’interno di una maggioranza consente alla politica di avere il sopravvento sui neo-corporativismi e sulle basse logiche che spesso e volentieri tentano i cosiddetti battitori liberi svincolati come sono dalla linea dettate dai segretari. Del resto, mi pare evidente che il potere politico, inteso come confronto tra maggioranza e minoranza, si fonda sul consenso di tutti per quanto riguarda la sua esistenza ma sul consenso della sola maggioranza per quanto riguarda il suo esercizio.
Esiste oggi una vera maggioranza?
Esiste, anche se per i concetti precedentemente espressi non sembra concordemente omogenea. Ma, del resto, se così non fosse, si renderebbe necessaria l’immediata convocazione di un ‘congresso delle idee’, cosa diversa rispetto alle non più attuali e superate verifiche di maggioranza.
In cosa si differenzierebbero?
Nelle finalità. Nel ‘congresso delle idee’, come l’ho definito, l’obiettivo non è procedere alla sostituzione di uno o più assessori, come usualmente si era abituati ad assistere, ma significa meglio pianificare il programma, ancora inespresso, mediante il ricorso a idee nuove, o a nuove forze capaci, attraverso un percorso di massima condivisione, di dare un energico slancio all’azione di governo. Ed alla definizioni delle cosiddette ‘buone prassi’.
Sta ipotizzando la nascita di una maggioranza allargata?
Perché no, anche se di difficile attuazione. Il principio della minoranza non è affatto simmetrico a quello della maggioranza giacché mentre la maggioranza può decidere al fine di innovare e mutare le cose, la minoranza può solo impedire questo mutamento proprio per giustificare la sua stessa esistenza. Detto questo, è anche necessario formulare alcune considerazioni. Ritengo che all’interno della minoranza che siede in consiglio comunale ci siano delle posizioni differenti derivanti da un diverso ‘mindset’ dei vari consiglieri. Accanto a prese di posizione di alcuni consiglieri statiche e ferme su atteggiamenti giudicanti ripetitivi e contrapposti, senza attenuati, si nota la presenza di atteggiamenti dinamici che proprio per essere tali non pregiudicano lo sviluppo di azioni convergenti. Ipotizzare una partecipazione alla formulazione delle decisioni significa ipotizzare un percorso che produce atti di sintesi e di integrazioni politica che tranquillamente e legittimamente possono dar luogo ad una nuova identità collettiva.
Ma ciò è possibile?
E possibile perché riconosco ad alcuni consiglieri di minoranza un presupposto ideologico comune, una genetica partitica sovrapponibile, dei punti di contatto programmatici, ma fondamentalmente una incompatibilità di fondo con posizioni politiche contro le quali hanno giustificato le loro stesse candidature. Il tutto, ovviamente, se supportati da un partito.