E’ morto Andrea Mongiardo, il ragazzo che a 15 anni, nel 1994, aveva ricevuto il cuore del piccolo Nicholas Green, il bimbo di 7 anni ucciso sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria durante un tentativo di rapina. Mongiardo aveva 37 anni, è venuto a mancare per le conseguenze di un linfoma, 22 anni dopo quel trapianto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma che gli aveva salvato la vita.
Nicholas Green è stato ucciso mentre viaggiava in auto insieme ai genitori il 29 settembre 1994, una Autobianchi Y10. La vettura fu scambiata per quella di un gioielliere da alcuni rapinatori che tentarono un furto, assalto che finì con la morte del piccolo di 7 anni, pochi giorni dopo il suo ricovero al centro neurochirurgico del Policlinico di Messina.
I genitori autorizzarono il prelievo e la donazione degli organi: ne beneficiarono sette italiani, di cui quattro adolescenti e un adulto, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee. La notizia scosse l’animo degli italiani, poco abituati alla prassi della donazione degli organi. Questo gesto contribuì a far aumentare gli episodi di donazione d’organi in tutto il Paese. I genitori di Nicholas divennero attivi sostenitori della donazione di organi, promuovendo numerose iniziative in tal senso.
Il padre di Nicholas, Reginald Green, ha scritto due libri. “Il Dono di Nicholas” (‘The Nicholas Effect’) sulla disavventura della sua famiglia, e “Il Dono che Guarisce” (‘The Gift that Heals’) che contiene storie di persone comuni e professionisti ad ogni stadio di un trapianto.
Dalla vicenda fu tratto un film per la televisione dal nome Il dono di Nicholas, con Jamie Lee Curtis ed Alan Bates. In seguito alla donazione degli organi, i genitori del bambino ricevettero la medaglia d’oro al merito civile. Così come diversi, in Italia, sono i tributi alla memoria di Nicholas. Nel Casertano, un laboratorio del liceo “Manzoni” del capoluogo, uno slargo a Marcianise e una scuola di San Nicola la Strada, in provincia di Caserta, recano il nome del bambino.
Per la morte del piccolo vennero indagati e rinviati a giudizio nel 1995 Francesco Mesiano, di 22 anni, e Michele Iannello, di 27 anni, entrambi originari di Mileto (Vibo Valentia); nel 1997 furono assolti dalla corte d’assise di Catanzaro, mentre nel 1998 la corte d’assise d’appello di Catanzaro condannò Mesiano a 20 anni di reclusione e Iannello (in qualità di autore materiale dell’omicidio) all’ergastolo, sentenza poi confermata in Cassazione. I due si sono dichiarati sempre innocenti.