Con l’operazione “Riso amaro” i carabinieri della compagnia di Vigevano hanno sgominato una banda di spacciatori maghrebini che gestivano un vastissimo giro di spaccio di eroina e cocaina. Centinaia i clienti, tra cui almeno dieci minorenni già dipendenti da coca ed eroina.
Dalla metà del mese di settembre 2016 la campagna della lomellina è stata letteralmente invasa da spacciatori magrebini provenienti dall’hinterland milanese che hanno creato numerose arre di spaccio nei pressi di alcune risaie. Le indagini, infatti, sono iniziate grazie alle segnalazioni di alcuni agricoltori ed in particolare di un sindaco di un comune coinvolto, che avevano notato un via vai di persone insolito per quelle zone. I carabinieri hanno ricostruito il percorso che i tre, con vari domicili tra Milano (zona Giambellino), Corsico e Vigevano, facevano quotidianamente per recarsi “al lavoro” e quando hanno avuto la certezza che il 30 gennaio avevano della droga da piazzare sono intervenuti.
Il 30 gennaio scorso i militari hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto, per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio in concorso, E.J, detto “Ale il pallido”, 28 anni, nato in Marocco, residente a Corsico, ma di fatto in Italia senza fissa dimora; A.B., detto “Il Piccolo” o “Barba”, 29 anni, nato in Marocco, in Italia senza fissa dimora. Appostatisi nei pressi del ponte sul Ticino, quando hanno visto arrivare la Fiat Bravo, nelle disponibilità degli spacciatori, l’hanno bloccata, rintracciando i due mentre stavano raggiungendo il posto di “lavoro” in Lomellina.
Monitorati nel corso di un’articolata attività d’indagine, coordinata dal procuratore capo Giorgio Reposo e dal sostituto Andrea Zanoncelli, nei confronti dei due sono stati raccolti una pluralità di elementi probatori secondo cui gli stessi, in concorso con altri soggetti in via di identificazione, avevano allestito una ramificata ed organizzata piazza di spaccio in determinate aree campestri coltivate a riso, dei comuni di Vigevano, Parona, Cilavegna, Nicorvo, Castelnovetto e Sant’Angelo Lomellina, detenendo e cedendo ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “eroina” e “cocaina” a numerosi acquirenti, tra cui alcuni provenienti anche dalle limitrofe province di Novara, Alessandria, Vercelli ed Asti.
In arrivo su di un treno proveniente dalla stazione di Milano San Cristoforo, per raggiungere la stazione di Parona, al fine di rifornire di stupefacente due punti di spaccio collocati nelle aree campestri di quel centro, nei pressi del termovalorizzatore, è stato tratto in arresto nella flagranza del reato di detenzione di sostanze stupefacenti, M.M., detto “Lo Scuro”, 25 anni, nato in Marocco, in Italia senza fissa dimora. Quest’ultimo è stato sorpreso a detenere due involucri di cellophane contenenti complessivamente 62 grammi di cocaina ed altri due involucri di cellophane contenenti complessivamente 150.69 grammi di eroina nascosti all’interno nelle tasche del giubbotto indossato.
Le perquisizioni personali dei tre fermati permettevano di rinvenire e sequestrare 2500 euro in banconote di vario taglio, ritenute provento dell’attività illecita, un bilancino elettronico di precisione e vario materiale atto al dosaggio, taglio e confezionamento della sostanza stupefacente. Gli arrestati sono stati associati alla casa circondariale di Pavia, dove al termine degli interrogatori di convalida sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere tutt’ora in atto.
Le indagini hanno dimostrato come il gruppo criminale, appropriatosi di una zona rurale, coltivata a riso, alle porte di Vigevano, l’avevano trasformata in una vera e propria centrale di spaccio di eroina e cocaina con un’utenza impressionante tra giovani e meno, provenienti da tutti i centri della Lomellina ed anche da alcuni centri delle limitrofe province piemontesi. Spaventoso il fenomeno del ritorno prepotente delle dipendenze da eroina, ora non più consumata con le siringhe, ma sniffata, inalata o fumata come già avviene per la cocaina.
Il giro di affari della piazza si aggirava intorno ai 5mila euro al giorno, con un ricavo netto, per i tre, di circa 150mila euro al mese. La droga sequestrata all’ingrosso vale circa 10mila euro. Gli introiti illeciti del gruppo criminale sono risultati talmente cospicui che gli stessi, nel corso delle indagini, non hanno esitato a detenere armi (pistole, bastoni e coltelli) che utilizzavano per intimidire i clienti evitando ogni discussione sia sulla qualità di stupefacente ceduto che per mantenere il predominio della piazza.
Frequenti i litigi tra gli stessi spacciatori, sia per chi doveva ricoprire il ruolo di leader (basato in particolare su chi aveva più clienti affezionati) che per chi doveva procedere materialmente alle consegne di droga (incarico in seno alla banda ritenuto più duro, per le ore trascorse nascosti vicino all’acqua delle risaie). Soggetti determinati e senza scrupoli.
Diversi litigi anche con utilizzo di armi bianche, sono avvenuti tra i vari componenti della banda, per mantenere il predominio della piazza di spaccio. In particolare quando due degli arrestati scoprivano che un altro componente della banda aveva rivelato ai dei parenti/concorrenti residenti a Corsico, la portata dei guadagni della piazza Lomellina, questi decidevano di dargli una lezione cercando anche di investirlo mentre usciva dal proprio domicilio di Vigevano.
In merito al fatto che alcuni soggetti di nazionalità nordafricana stazionassero nei pressi dell’impianto energetico (termovalorizzatore) di Parona e fossero quotidianamente dediti allo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo “cocaina” ed “eroina”, previo appuntamento telefonico, i carabinieri di Vigevano avevano assunto informazioni già dalla primavera 2016.
Malgrado l’effettuazione di numerosi servizi di pattugliamento anche in abiti civili, tesi al riscontro delle notizie acquisite, le prime attività di monitoraggio restituivano esito negativo in quanto l’area risultava accessibile da una sola piccola strada sterrata (via Case sparse per Albonese) che evidentemente consentiva ai presunti autori del reato di allontanarsi alla vista di vetture in avvicinamento alla zona in assenza di appuntamenti telefonici fissati.
Solo la predisposizione di controlli di sicurezza fittiziamente casuali consentiva di rinvenire in diverse occasioni clienti in possesso di sostanza stupefacente e dimostrare così che i tre spacciatori distribuivano, come detto, sia cocaina che eroina. Da lì l’avvio degli approfondimenti investigativi che hanno consentito di appurare che l’eroina era ceduta a 20 euro a dose (circa un grammo), mentre la cocaina a 60 euro a dose (circa mezzo grammo).
L’insediamento di tali attività criminose, in alcune aree coltivate a riso della periferia di Vigevano e di altri comuni della Lomellina, ha determinato un forte afflusso di tossicomani provenienti anche dalle vicine province di Novara, Alessandria, Vercelli e Asti. Il modus operandi di questa batteria di magrebini è quello tipico dello smercio di stupefacenti. La scelta dei luoghi di spaccio veniva agevolata da alcuni loro connazionali e tossicomani che vivono a Vigevano e che conoscevano bene la zona e per cui sono tutt’ora accertamenti in corso.
I luoghi venivano scelti in maniera certosina poiché dovevano essere controllabili dagli spacciatori in modo da prevenire i controlli delle forze di Polizia e garantire una fuga immediata. In molti casi gli spacciatori per non lasciare l’auto vicino alla piazza di spaccio scelta si sono fatti portare a lavoro da alcuni tossicodipendenti dei centri della Lomellina che dopo averli prelevati dalla stazione, li accompagnavano sul posto di “lavoro” scelto per quella determinata giornata.
Erano cinque le stazioni ferroviarie e precisamente Vigevano, Parona, Mortara, Abbiategrasso ed Albairate dove, senza alcuna ragione logica ed in modo totalmente casuale, gli indagati sceglievano di arrivare da Vigevano, per poi farsi recuperare da diversi soggetti collaboratori/consumatori, di nazionalità italiana e farsi accompagnare nelle risaie di riferimento per lo spaccio al dettaglio delle sostanze stupefacenti. Gli accompagnatori venivano pagati con dosi di sostanze stupefacente.
Gli spacciatori avevano l’abitudine a nascondere lo stupefacente in buoni quantitativi sotterrandolo in modo tale da poter muoversi più tranquillamente ma l’evolversi delle investigazioni ha permesso di capire quando giungevano i rifornimenti e pertanto intercettare la droga come è successo il 30. Gli spacciatori giungevano sui luoghi di spaccio direttamente con telefoni con la rubrica piena dei numeri dei clienti della zona e una volta sul posto li contattavano tramite sms e “cripticamente” gli facevano sapere che avevano droga di ottima qualità. Da questo numero, una volta contattati, fornivano indicazioni per raggiungere i luoghi di spaccio e ricevevano gli ordinativi di “bianca” o la “bella” (cocaina) e “scura” o la “brutta” (eroina).
I carabinieri di Vigevano stanno continuando gli accertamenti finalizzati ad identificare i complici del gruppo di spacciatori arrestati nonché ad identificare il maggior numero possibile di clienti che si aggira sull’ordine di qualche centinaio.