Governo elimina voucher. Gentiloni: “I buoni erano una risposta sbagliata”

di Stefania Arpaia

Il governo ha deciso  per la cancellazione dei voucher tramite decreto. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’annunciato decreto legge che cancella del tutto i buoni lavoro da 10 euro. Il testo prevede la soppressione dei tre articoli del Jobs Act (il 48, 49 e 50) che avevano recepito la normativa precedente sui buoni lavoro con alcune modifiche, come l’incremento da 5mila a 7mila euro del tetto massimo di reddito che un lavoratore può percepire con i buoni lavoro.

“Abbiamo abrogato le norme su voucher e appalti nella consapevolezza che l’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi e nella consapevolezza che la decisione è coerente con l’orientamento che è maturato nelle ultime settimane in Parlamento”, ha detto il premier Paolo Gentiloni in conferenza stampa, ammettendo di fatto che il vero obiettivo è evitare che gli italiani vadano alle urne su un tema divisivo come quello del lavoro iper-precario.

Atteggiamento di tutto contraddittorio alle parole di Poletti di alcuni mesi fa che aveva dichiarato: “Le leggi non si cambiano per evitare i referendum perché il referendum è un atto di democrazia” per cui l’esecutivo si sarebbe limitato a “intervenire per riportarlo alle sue ragioni originali”.

“L’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi – ha sottolineato il premier – Dividere nei prossimi due-tre mesi il paese tra chi magari strumentalmente demonizza lo strumento, e chi riconoscendone i limiti e avendo la chiara intenzione di riformarlo, sarebbe stato costretto a difenderlo, sarebbe stato un grave errore per l’Italia. La nostra decisione azzera e in un certo senso apre una fase nuova – ha aggiunto Gentiloni – i voucher erano una risposta sbagliata, o che con il tempo si era dimostrata sbagliata, a un’esigenza giusta. I voucher erano uno strumento che con il tempo si era deteriorato”.

Poletti: “Non era in campo una gara tra governo e Cgil, né con nessun altro. Era chiaro che si doveva andare verso una drastica riduzione dell’uso dei voucher. C’era questo tema e avendo sul tavolo anche un quesito referendario abrogativo è diventato, gioco forza, necessario fare i conti con questa situazione e quindi abbiamo preso questa strada”. A questo punto, dunque, è certo che la consultazione referendaria fissata solo pochi giorni fa per il 28 maggio non si terrà.

Va detto che la proposta unificata messa a punto dalla commissione Lavoro della Camera non sanciva l’abolizione completa dei buoni, ma prevedeva che potessero utilizzarli solo le famiglie per pagare lavoretti a ore come quelli delle colf e delle badanti, e le imprese senza dipendenti. In più fissava paletti rispetto alle categorie di lavoratori che le imprese avrebbero potuto pagare con i voucher. Proposta che però la leader Cgil Susanna Camusso aveva respinto al mittente con la motivazione che “i voucher sono uno strumento malato in sé, e quando la malattia è grave non basta l’aspirina”.

“E’ una gran vittoria”, ha detto la Camusso in seguito alla decisione del governo.

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