“Chiattona”, cioè “grassa” in dialetto napoletano. E’ l’ultima offesa lanciata dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ad un oppositore politico. Nel mirino, stavolta, è finita Valeria Ciarambino, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale. Parlando con i giornalisti a margine del consiglio, De Luca ha citato un “signora che disturba anche quando sta a cento metri di distanza”. Poi ha affondato il colpo: “Questa chiattona…”. A quel punto una delle giornaliste presenti lo ha fermato: “Presidente, questo no”. “Non ho fatto nomi, parlavo di miei amici che stanno passando”, ha replicato, con scarsa convinzione, il governatore.
Ma il riferimento alla Ciarambino era chiarissimo. Poco prima il gruppo M5s aveva esposto dei cartelli con la scritta “Siamo in Delucrazia”. Era la protesta dei pentastellati contro la scelta dello stesso De Luca che ha chiesto il voto di fiducia per il collegato alla legge di stabilità regionale. I consiglieri cinquestelle, che hanno votato contro il documento, al termine della seduta hanno protestato fuori dall’aula consiliare. A quel punto che De Luca ha definito Ciarambino una “chiattona” dopo aver parlato di “una signora che disturba anche quando sta a cento metri di distanza”.
Più tardi, su Twitter, si è scusato a modo suo, scrivendo: “Manderò alla Ciarambino un mazzo di fiori. Sperando che la prossima volta lasci parlare chi a 50 metri da lei sta facendo un’intervista, senza coprirci con le sue grida”.
Al presidente campano ha subito replicato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, scrivendo anch’egli su Twitter: “Che De Luca fosse un cafone lo sapevamo, ma ha oltrepassato il limite. Questa è la classe dirigente del Pd. Forza Valeria, sei una roccia!”. Uno status subito rilanciato dall’account di Beppe Grillo, mentre sul governatore sono piovute repliche di ogni tipo. Come quella di Alessandro Gassmann: “Quando un presidente di regione chiama chiattona una sua avversaria politica, dimostra la sua bassezza”, scrive l’attore sempre sui social network. “De Luca chieda immediatamente scusa perché è un’offesa gratuita che non ha nulla a che vedere con la politica”, dice invece il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.
Non è la prima volta che De Luca mette nel mirino gli esponenti del Movimento 5 Stelle. In passato, infatti, il governatore ha rivolto a pentastellati più noti offese e sfottò. Dal “bambolina imbambolata” rivolto alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, al “webmaster chierichetto”, con cui definisce ciclicamente Di Maio, fino al “moscio” indirizzato a Roberto Fico. “Di Maio, Di Battista e Fico? Sono tre mezze pippe, falsi come Giuda. Che vi possano ammazzare”, disse invece durante uno dei suoi appuntamenti settimanali sull’emittente televisiva salernitana Lira tv. Parole più o meno simili a quelle rivolte a Rosy Bindi, la presidente della commissione Antimafia definita “infame, da uccidere” dopo l’inserimento dello stesso De Luca nella lista dei cosiddetti “impresentabili” alla vigilia delle elezioni 2015 da parte della commissione. In quel caso, però, le parole del governatore furono considerate talmente pesanti da costringere il suo intero partito a voltargli le spalle.
