Napoli – “Varrebbe la pena di cominciare a pensare a strategie di contrasto dell’illegalità che superino una impostazione meramente repressiva, e soprattutto bisognerebbe immaginare un progetto che in un futuro, speriamo non lontano, consenta di impiegare le “energie umane”, oggi impiegate nel mercato illegale della cannabis (e, di regola, sfruttate dalla criminalità organizzata), nell’auspicabile ‘mercato legalizzato’ della stessa”.
Lo ha scritto, in una lettera a Repubblica, il sostituto procuratore di Napoli Henry John Woodcock, che ha preso parte a un incontro sul tema della legalizzazione della cannabis insieme al senatore Benedetto Della Vedova (promotore di una proposta di legge sul tema che ha raccolto moltissimi consensi) e Sergio D’Angelo, direttore del gruppo di imprese sociali Gesco. L’evento si è tenuto nelle sale dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, promosso dalla associazione “Not dark yet” (“Non è ancora buio”), dal titolo “Prima (invece) di punire”.
Nelle sue relazioni al Parlamento, la Direzione nazionale antimafia, scrive Woodcock, “afferma il ‘totale fallimento dell’azione repressiva’ e suggerisce al legislatore la depenalizzazione, di cui descrive i vantaggi: deflazione dei carichi giudiziari, possibilità di dedicarsi al contrasto di fenomeni criminali più gravi e, non ultimo, sottrazione alle gang di un mercato altamente redditizio”. “Fra i vantaggi – sottolinea – non vengono contemplati gli introiti che lo Stato italiano ricaverebbe da una legalizzazione, e si tratterebbe di svariati miliardi di euro”.
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