Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita nei confronti dell’imprenditore Claudio Schiavone, 52 anni, di Casal di Principe, per appalti pilotati nell’Alto Casertano. Nella vicenda, che riguarda fatti dal 201o al 2013, ci sono numerosi altri indagati.
La misura cautelare oggi eseguita si inserisce in un più ampio contesto investigativo che ha riguardato decine di gare d’appalto indette dal 2003 al 2010 in particolar modo dai Comuni di Dragoni e Alvignano e che ha permesso di dimostrare la sistematicità delle condotte illecite di turbativa d’asta a base dell’assegnazione dei lavori per oltre 20 milioni di euro a società riconducibili alla criminalità organizzata casalese.
Nello specifico nell’ordinanza viene contestato a Schiavone, in qualità di legale rappresentante pro tempore della D’Angelo Costruzioni srl, aggiudicataria dell’appalto, di aver manipolato, tramite offerte artatamente prodotte, il risultato della gara ad evidenza pubblica indetta dal Comune di Dragoni nel 2010 per i lavori dì completamento e valorizzazione dei percorsi di accesso al Castello Medievale con base d’asta pari a 1,5 milioni di euro.
Schiavone avrebbe infatti pilotato l’istruttoria facendo partecipare più imprese di fatto riconducibili al suo stesso nucleo familiare, avvalendosi per la progettazione di professionisti esterni, a loro volta proposti e diretti in maniera occulta dal compiacente Responsabile del procedimento di gara, già per anni Responsabile del Settore Lavori Pubblici del comune appaltante, nonché per lungo tempo socio occulto di uno studio di progettazione di Caserta, asservito alle finalità illecite del sodalizio.
Il Rup, infatti, conoscendo con largo anticipo le progettualità degli enti locali a base delle procedure di appalto, riusciva a predisporre progetti migliorativi più competitivi che offriva – tramite professionisti compiacenti – a Schiavone, il quale decideva poi con quali società partecipare e con quali aggiudicarsi i lavori, sempre per conto del clan dei casalesi, a favore del quale agiva.
Questo è il modello dì turbativa contestato nel caso specifico, ma che in realtà ha costituito un vero e proprio “sistema” applicato per garantirsi l’illecita aggiudicazione di decine di appalti e basato su una fitta rete di connivenze tra imprenditori vicini alla criminalità organizzata e soggetti che hanno rivestito nei comuni dell’alto casertano una posizione di potere politico e/o amministrativo, così come chiaramente evidenziato dallo stesso Gip nella parte motivazionale del provvedimento cautelare.
Contemporaneamente all’esecuzione della misura cautelare i militari della Tenenza di Piedimonte Matese hanno anche eseguito alcune perquisizioni presso le residenze degli amministratori e la sede di alcune società edili della provincia di Benevento, già in rapporti d’affari con Schiavone.