Salvatore Lampitelli, intervista al vincitore di “The Winner is…”

di Gabriella Ronza

Alto, moro, napoletano (abita a Frattaminore), con una grandissima carica erotica (a detta di Alfonso Signorini, nda.) e una voce possente tanto da far venire la pelle d’oca, come quando canta “Take me to Church” di Hozier. E’ questo il ritratto del giovane Salvatore Lampitelli, vincitore della seconda edizione di “The Winner is”, talent show musicale targato Mediaset andato in onda dal 15 giugno. Salvatore, in arte Sabba, non è nuovo ai microfoni di Pupia né al pubblico nazionale.

Sì, perché rispetto a molti colleghi che, spesso fortuitamente, incontrano il successo tutto e subito, Salvatore ha coltivato l’amore per la musica in anni e con durissima fatica, il più delle volte da autodidatta, collezionando piccoli successi (ben due dischi e tour in giro per l’Italia), ma anche tante delusioni. Negli ultimi tempi, ad esempio, è stato vittima, con i suoi amici, di un furto ai danni della piccola sala prove, nel casertano, che gestivano.

Durante le sfide del programma si è distinto sbaragliando tutti gli avversari e non cedendo mai alla tentazione dei soldi offerti: lo show, infatti, permette a chi crede di perdere la manche, rinunciando eventualmente a una vittoria inaspettata, di tornare a casa con una certa cifra, sempre più alta fino alla finale. Rifiutando le piccole somme e vincendo le votazioni, è riuscito a battere gli altri due finalisti, il duo dei Blonde Brothers, e a vincere la favolosa cifra di 150mila euro.

Lo incontriamo, nuovamente, dopo questa vittoria e gli diciamo subito che abbiamo sempre creduto in lui, fin da quando lo conoscemmo un paio di anni fa. I suoi occhi si fanno lucidi e candidamente e umilmente riesce soltanto a dire: “E, infatti, non l’ho dimenticato. Io non dimentico mai il bene che mi è stato fatto e che, con la mia musica, cerco di ripagare”.

Tu hai iniziato dal piccolo: un piccolo centro del Napoletano, una sala prove, un gruppo di amici. Quanto è strano abituarsi, ora, ad un successo nazionale?

Tanto, credo da 1 a 10: 10! Intorno a me sembra che le persone abbiano ben chiaro quello che è successo. Io no. Certo, non sono nuovo ad un’esposizione nazionale. Vengo da Frattaminore ma in passato ho fatto dei tour. Questa volta, però, è diverso. In giro per l’Italia, prima, facevo concerti in cui presenziavano al massimo 100 persone; ora, però, sono sottoposto a un’esposizione mediatica senza precedenti. Una cosa è suonare in un locale, dove magari ci sono soprattutto conoscenti la cui opinione ti è nota, un’altra è cantare in televisione e per milioni di persone. Puoi piacere, come no. È ‘figo’, direbbero, ma fa paura. Anche prima, nella mia carriera, ho avuto piccole soddisfazioni, ricordo, ad esempio, il tatuaggio di una mia canzone sul braccio di un amico, ma, nonostante ciò e la vittoria, resto con i piedi per terra.

Durante il talent, personaggi del calibro di Gerry Scotti, Alfonso Signorini, Mara Maionchi e Fausto Leali ti hanno definito un “artista vero” e completo. Che peso hanno queste parole per te?

Grande peso. Gerry Scotti è stato, ad esempio, prima di fare il presentatore, un bravissimo dj di ampia cultura musicale. Lui mi disse: ‘Mi ricordi Demetrio Stratos’. Lì capii che è davvero un esperto del settore. Signorini si occupa di spettacolo, mi ha fatto tanti complimenti sul carattere erotico, sulla personalità, sul fatto che io sia una scoperta. Stiamo parlando di una persona che è a contatto con l’ambiente televisivo in ogni momento della sua vita, avrà visto tanti musicisti e cantanti, quindi, le sue parole sono importantissime.

Inoltre, voglio raccontarti un aneddoto. Quando da piccolo suonavo con Franco del Prete, lui mi disse: ‘Salvatore, tu devi arrivare ad un punto della tua carriera dove la gente non ti dice bravo, ma grazie, come fanno in America’. Signorini me l’ha detto. Mara Maionchi, invece, è stata molto premurosa, mi ha dato consigli con amore. Anche privatamente, mi ha detto di non tirar sempre su con la voce e di prendere esempio, magari, dalla carriera di Zucchero. Per quanto riguarda Fausto Leali, non so esprimere a parole la mia emozione. È una delle grandi voci che ascoltavo da piccolo e quando mi dissero che avrei duettato con lui ero felicissimo e informai subito mio padre. Che onore!

Quando, provando, iniziai con ‘Debora’, proprio alla prima parola, disse: ‘È troppo forte, me ne vado!’. Lui che dice che sono forte?! Io non ho parole. Ci siamo divertiti nel canto, abbiamo perfino improvvisato. Durante la finale, Fausto è venuto dietro, ha chiesto lui a me di fare foto e ha detto che avrei dovuto vincere e che tifava per me. Ha seguito l’intera puntata dal backstage. È un grande sia per la sua umiltà, quindi come persona, sia per il suo talento. Oh, non dimentichiamo che ha duettato con Wilson Pickett, mica roba da poco!

Il programma è basato su un gioco di “tentazioni”, ma davvero gli ultimi 50mila euro, nel dubbio (anche piccolo) della sconfitta, non ti facevano gola?

No, perché dopo tutte le batoste, non volevo l’oro, volevo vincere. Certo, un po’ di esitazione c’era, ma arrivato a quel punto, volevo andarmene a casa con la vittoria. I ragazzi hanno voluto prenderli perché sapevano, lì per lì, che avrebbero perso.

Quando hai cominciato a credere di poter vincere il programma?

Forse quando ho vinto la puntata di eliminazione. Se non sbaglio, proprio ad Ilenia di radio 105 dissi che cominciavo a credere di poter vincere.

In questa avventura televisiva chi è la persona che più ti rimarrà nel cuore?

Credo Gerry. Lui mi ha sorpreso, aveva un entusiasmo per me, vero, spontaneo e semplice. Io non volevo che la mia storia parlasse per me, mi sono presentato come un artista con un’esistenza da artista. Non ho parlato di tutte le delusioni della mia vita, anche se ne ho avute. Ho sempre corso tanto durante la mia giovinezza, perché da autodidatta, dovevo recuperare tutto quello che non sapevo e che altri, magari, alla mia età già sapevano fare.

La mia volontà è stata quella di raccontare qualcosa di socialmente utile. Ci sono tanti ragazzi come me in un paese che, in quanto artisti, ci definisce “cazzoni”, ma noi sudiamo e lavoriamo. Gerry non mi conosceva, non ha passato del tempo con me nel backstage, la sua simpatia è nata sul palco e in modo disinteressato. Mi ha preso a cuore solo per la mia musica e per nient’altro.

Nel corso delle prime serate su Canale 5, hai raccontato del bellissimo rapporto con tuo padre. Credi di avergli dato finalmente la soddisfazione che meritava?

In verità, non me l’ha mai chiesta, ma io volevo dargliela. A 31 anni volevo affrancarmi da questa idea di giovane senza indipendenza economica. Nella vita non voglio essere un perdente. Ho perso tante volte, in verità, e mi sono rialzato, ma parlo di “perdente” in senso diverso, non volevo essere un peso. Sono rimasto in piedi fino alla fine. Voglio dire alle persone come me che ce la stanno mettendo tutta, con fatica e lavoro, per raggiungere i propri obiettivi che, anche se vi fanno sentire così, gli sbagliati non siete voi. Non state sbagliando nulla, dovete solo avere pazienza. Spero di portare speranza dicendo che ora grazie alla musica sono indipendente.

E, continuando il discorso, adesso cosa risponderai a chi ti chiederà il tuo “vero” lavoro (oltre quello da cantante)? Riderò (e ride davvero, nda).

Quali sono i tuoi progetti con i soldi della vincita?

Investirò su me stesso, voglio migliorarmi, devo diventare versatile, provare qualcos’altro oltre il rock o il blues. Come ho già detto, sono un autodidatta e, anche se la utilizzo spontaneamente, non conosco, dal punto di vista teorico, la mia tecnica. Voglio studiare. La musica è bella da studiare, non si studia solo perché non si ha soldi, altrimenti è necessario farlo. Inoltre, voglio aiutare la famiglia di mia madre che, essendo molto numerosa, ha alcune difficoltà. Ah, e poi voglio ricomprare le cose rubate dalla mia saletta.

E quelli, invece, strettamente lavorativi?

Ah (sorride complice, nda.)! In verità, non posso aprire questa parentesi. Certo, sarei felice e onorato se si presentasse qualche nuovo scenario, ma anche se le cose, per ora, restassero così, va bene. Percepisco tanto entusiasmo attorno a me, frasi come “abbiamo scoperto una star, un talento!” mi emozionano. Se, grazie al programma, arriveranno altre opportunità, non potrò che essere ancora più felice.

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