CASAGIOVE. Due imprenditoriedili casertani, Luigi e Vincenzo Abbate, di 46 e 55 anni, sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Napoli per associazione a delinquere al clan camorristico del superlatitantedei casalesi MicheleZagaria.
Nell’ambito della stessa indagine, i finanzieri del comando provinciale di Napoli e dello Scico hanno sequestrato imprese edili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro riconducibili ai due arrestati.
Materie prime per il calcestruzzo e il calcestruzzo stesso, trasportati da loro mezzi, venivano imposti capillarmente a ogni cantiere tra Casagiove e San Prisco attraverso la forza intimidatrice della fazione di Zagaria. Questo consentiva ai due fratelli, dicono le indagini, di avere voce in capitolo anche su subappalti per opere pubbliche, dove riuscivano a far lavorare le loro ditte o aziende da loro indicate.
Gli Abbate, secondogli inquirenti,si prestavano, a loro volta, a riscuotere le rate estorsive da altri imprenditori riuscendo a favorire, inoltre, la latitanza di Zagaria erafforzando la potenza del clan nella gestione del controllo delle imprese impegnate nell’edilizia pubblica e privata. Erano utilizzati anche come intermediari direttamente dal capoclan che preferiva, secondo quanto accertato dalle indagini della Dda, gestire gli affari estorsivi di maggiore rilevanza o gli accordi imprenditoriali più importanti direttamente con l’impiego del minor numero di persone per “blindare” le informazioni.
Uno dei fratelli, Luigi, proprio per concorso in un episodio estorsivo, fu già sottoposto a una misura cuatelare nel marzo 2010, ma il tribunale del Riesame di Napoli annullò l’ordinanza nei confronti della quale pende un ricorso per Cassazione proposto dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea.
Dalle indagini è emerso chei casalesi attuano un vero e proprio “controspionaggio” per arginare o prevenire le azioni di magistratura e forze dell’ordine. E’ quanto scrive in una nota il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore. In particolare, si fa riferimentoad un’attività di controllo che permette agli affiliati al gruppo criminale di conoscere, spesso in anticipo, le operazioni di polizia “più invasive” e di “apprestare forme di cautela assai efficaci”. La grande disponibilità economica del clan consente, inoltre, di far ricorso a “sofisticati strumenti tecnologici che tendono a vanificare alcuni sistemi tradizionali di indagine, costretti a fare i conti, invece, con risorse obsolete”.