Scatta il “vitalizio day” dopo tanti mesi di polemiche. Il 15 settembre la diciassettesima legislatura compie il giro di boa dei 4 anni, sei mesi e un giorno necessari per maturare la “pensione aggiuntiva”. Da oggi, quindi, 608 parlamentari di prima nomina avranno diritto ad un assegno di circa 1000 euro netti che potranno incassare, se non saranno rieletti, a 65 anni. Per chi invece ha già delle legislature alle spalle, l’età si abbassa ma non può essere inferiore ai 60 anni. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile fissato a 60 anni.
In tutto sono 417 deputati e 191 senatori alla prima legislatura, a cui sarà versato l’assegno. Rappresentano oltre la metà del numero complessivo degli eletti: 608 su 945. Tra questi, anche i presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Un gran numero di “esordienti” è tra le fila del Movimento 5 Stelle, dove sono tutti alla prima esperienza parlamentare: 88 alla Camera e 35 a Palazzo Madama. Ma tanti sono anche i nuovi volti del Pd: più di un centinaio i neo deputati e si avvicinano a 70 quelli del Senato.
L’entità dell’assegno delle pensioni di deputati e senatori e di quello spettante agli ex parlamentari prima della riforma del 2012, ovvero i cosiddetti vitalizi, sono stati al centro di duri scontri e polemiche tra le forze politiche. A cavalcare la battaglia contro i vitalizi è stato in prima fila il Movimento 5 Stelle, che anche ieri è tornato alla carica diffondendo nelle caselle postali dei parlamentari un cruciverba dal titolo ‘La pensione enigmistica”.
Il capogruppo pentastellato alla Camera, Simone Valente, ha garantito che ci sarà “un impegno sottoscritto a rinunciare alla pensione privilegiata”. “Ce l’avete fatta. Complimenti. Avete maturato il diritto a occupare la vostra nuvoletta nel paradiso della casta”, ha attaccato il M5S sul blog di Beppe Grillo. “Ci stiamo per abbattere su di voi come un asteroide e siete destinati a fare proprio la fine dei dinosauri”, hanno detto i pentastellati.
La riforma del sistema pensionistico dei parlamentari è stata oggetto di una proposta di legge, a prima firma del portavoce Pd Matteo Richetti, appoggiata dai 5 Stelle e approvata dalla Camera. Il testo del provvedimento è ora all’esame del Senato, dove è iniziato l’iter in commissione. Sulla proposta, però, pende il rischio di incostituzionalità, in quanto l’obiettivo è quello di equiparare in tutto e per tutto le pensioni dei parlamentari a quelle di tutti gli altri dipendenti pubblici, ma anche quello di abolire definitivamente i vitalizi trasformando quelli in essere in pensione contributiva, con un conseguente ricalcolo dell’assegno. Chi è contro il ddl sostiene che lede i principi costituzionali dell’irretroattività, perché andrebbe a toccare diritti acquisiti.