Consip, Delrio: “Una vicenda dai contorni inquietanti”. Renzi: “La verità arriverà”

di Redazione

“Una vicenda dai contorni molto inquietanti. La democrazia si nutre di verità e se vogliamo tenere salda la nostra democrazia dobbiamo sapere la verità”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, interviene sul caso Consip in occasione di un incontro nazionale di studi organizzato dall’Acli sul tema del lavoro a Napoli.

L’ultima puntata della vicenda, che coinvolge l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo e il padre di Matteo Renzi, Tiziano, riguarda la pubblicazione delle dichiarazioni della procuratrice di Modena, Laura Musti. Nel corso di un’audizione al Csm, Musti ha dichiarato di aver avuto due incontri con il capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, e il famoso “Ultimo” Sergio De Caprio. I due le riferito riferiscono i contenuti delle indagini che stavano svolgendo per la procura di Napoli e del “botto” che stavano per far fare con l’inchiesta su Consip. “Arriviamo a Renzi…lei ha una bomba in mano”, le avrebbero detto. I militari dell’Arma avrebbero insistito affinché la procura modenese proseguisse le indagini sulla coop Cpl Concordia, al punto che Musti ha riferito al Csm di essersi sentita pressata nell’esercizio della sua attività inquirente.

“La dottoressa Musti – smentisce, però il capitano Ultimo – è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente”.

I colloqui, riferisce Repubblica, risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. È la stessa procuratrice a ricostruire i retroscena durante la seduta di oltre due ore e mezza davanti alla prima commissione del Csm.

Nel corso dell’audizione, riferisce il quotidiano, “racconta di aver visto Scafarto e Ultimo particolarmente ‘spregiudicati’ e come ‘presi da un delirio di onnipotenza'”. Inoltre, dopo che a Modena era stato trasmesso dai pm di Napoli Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto uno stralcio dell’inchiesta su Cpl-Concordia, con allegata un’informativa in cui erano inserite intercettazioni tra il generale della Gdf Michele Adinolfi e l’allora premier Matteo Renzi, De Caprio le avrebbe detto: “Lei ha una bomba in mano, se vuole la può far esplodere”. Musti avrebbe riferito di aver pensato che quei carabinieri erano “degli esagitati”.

Secondo quanto riportato da Repubblica la magistrata si sarebbe sentita quasi messa sotto pressione, come se la sua libertà e le sue prerogative di capo di una Procura potessero in qualche misura essere coartate. Il verbale di Musti al Csm, che rientra in un accertamento avviato per far luce sulla fuga di notizie del luglio 2015 riguardante proprio le telefonate tra Renzi e Adinolfi, è stato inviato ai Pm di Roma per approfondimenti. Silenzio del padre di Matteo Renzi. “Non ho dichiarazioni da fare”, ha detto Tiziano.

Intanto, il pm di Napoli Henry John Woodcock sarebbe indagato per falso, in concorso con l’ex capitano del Noe Gianpaolo Scafarto. Sarebbe stato proprio l’ufficiale del Noe – secondo quando scrivono oggi Il Corriere della Sera, il Messaggero e il Mattino – a dire ai pm di Roma di essere stato indotto dal magistrato a scrivere in una informativa che i servizi segreti avrebbero spiato i carabinieri che stavano indagando sull’ imprenditore Alfredo Romeo. La circostanza sarebbe emersa durante l’interrogatorio di Scafarto in relazione una prima inchiesta avviata mesi fa dalla Procura di Roma a carico di Woodcock per rivelazione del segreto istruttorio.

L’ipotesi di reato di falso è stata contestata dalla Procura di Roma al pm Woodcock il 7 luglio scorso nel corso dell’interrogatorio al quale fu sottoposto dopo aver ricevuto un invito a comparire per rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Consip. L’iscrizione anche per falso del pm napoletano, avvenuta precedentemente l’atto istruttorio, legata alle circostanze che hanno portato la Procura di Roma ad ipotizzare la stessa accusa nei confronti dell’ex capitano del Noe, ora maggiore del comando provinciale dei carabinieri di Napoli, Gian Paolo Scafarto in merito alla fondatezza di una presunta presenza di 007, da lui indicata in una informativa, nell’attività di indagine sugli appalti Consip. Ai pm di piazzale Clodio Scafarto disse che a rappresentargli la necessità di compilare un capitolo specifico su tale circostanza fu Woodcock. Quest’ultimo confermò tale versione durante l’interrogatorio.

L’ex premier Renzi ha commentato: “Chi voleva usare il caso Consip per gettare fango su di me, vedrà questo fango ritorcersi contro di lui. Se un carabiniere falsifica prove, se un agente dei servizi segreti si intrufola dove non dovrebbe e c’è chi usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, la verità prima o poi arriva. Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato”.

IN ALTO INTERVISTA A DELRIO

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