Web tax e digitale, i 28 dell’Ue riuniti a Tallinn

di Redazione

I 28 Stati membri dell’Unione europea si riuniscono oggi a Tallinn, Estonia, per discutere degli effetti delle trasformazioni tecnologiche e della digitalizzazione sul mondo del lavoro, dell’educazione e del welfare. Al centro del tavolo, però, il dossier più caldo è quello della web tax: ormai da mesi alcuni Paesi – Francia, Italia, Germania e Spagna in testa – chiedono l’introduzione di una tassazione più equa nei confronti dei colossi del web.

La discussione riguarda quelle aziende tecnologiche che, pur operando in tutta l’Unione europea, mantengono la residenza fiscale dove le aliquote sono più convenienti. Per questo quattro Paesi membri – Francia, Italia, Germania e Spagna dovrebbero presentare oggi una proposta in cui si chiede che ciascun prodotto digitale sia soggetto all’Iva nello Stato dove viene consumato (come per i beni fisici).

I profitti tassabili, inoltre, dovrebbero essere attribuiti dove effettivamente viene generato il valore – superando quindi l’attuale principio dello stabilimento permanente delle imprese, non più adatto al business via web. A tal fine i quattro Paesi dovrebbero suggerire di spostare la tassazione dagli utili al fatturato.

La Commissione europea, a quanto si apprende, sarebbe divisa su due differenti opzioni: la prima prevede l’ipotesi di aspettare che l’Ocse faccia le sue proposte a inizio 2018, come suggeriva il Lussemburgo. La seconda – che sarebbe quella preferita dalla Commissione – prevede di accelerare i lavori di approvazione della Common Consolidated Corporate Tax Base (CCCTB), cioè la direttiva che creerà una base imponibile comune, e in seguito armonizzerà anche le aliquote. Ma la discussione è ferma all’Ecofin da 11 anni, e in pochi sono convinti che andrà avanti.

Per accelerare la discussione al vertice, nei giorni scorsi Francia, Italia, Germania e Spagna hanno fatto circolare un documento congiunto in cui si ricordava come “l’economia digitale cambia profondamente il modo di fare business e quindi il modo in cui questo deve essere tassato”. Per fare questo serve “una profonda revisione dell’attuale sistema di tassazione, per assicurare un fisco efficiente, equo e trasparente”.

Non tutti i membri Ue sono però entusiasti della prospettiva di una web tax: Paesi come Irlanda, Olanda e Lussemburgo sarebbero restii ad avvallare la proposta, poiché molte grandi aziende che operano sul web in Europa hanno lì la loro sede. Il successo del vertice si misurerà anche dalla capacità di convincere questi Paesi ad allinearsi alle proposte dei quattro.

La web tax è la tassazione sui guadagni delle grandi compagnie che operano sul web, come Google o Amazon. Si va dall’e-commerce alla pubblicità online. L’Unione europea sta studiando un modo per indurre questi colossi a pagare la giusta proporzione di tasse. Il tema è contenuto in un documento di Italia, Francia, Germania e Spagna da discutere al prossimo Ecofin in programma a Tallinn il prossimo 15 e 16 settembre. L’obiettivo della web tax è il superamento del principio della “residenza fiscale” delle aziende, adattandolo all’economia digitale. In sostanza, un’azienda con una “presenza digitale significativa” nei Paesi dove opera dovrebbe prendersi una “residenza virtuale” che la costringerebbe a sottostare alla tassazione nazionale sulle imprese. Dopo la proposta della Commissione europea, attesa a Tallin, il tema sarà affrontato nella sessione di lavoro dedicata alle sfide della tassazione d’impresa nell’epoca dell’economia digitale. Poi, entro la primavera del 2018, l’Ocse deve produrre un rapporto sui progressi compiuti da cui emergano indicazioni e proposte concrete.

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