Fragilità sempre più evidenti nel sistema della raccolta differenziata. A confermare i problemi dell’attuale modello di gestione, arriva l’aumento del contributo ambientale deliberato dal consorzio nazionale Conai: per gli imballaggi in carta da 4 a 10 euro alla tonnellata e per gli imballaggi in plastica da 188 a 208 euro alla tonnellata, a partire dal prossimo mese di gennaio. Il Conai motiva così la scelta: “Le variazioni si sono rese necessarie per quanto riguarda la plastica, principalmente a causa dell’aumento dei costi di gestione dovuti all’incremento dei flussi conferiti”.
Un paradosso che mette in rilievo come, all’aumentare delle quantità raccolte, lievitino anche i costi per i produttori degli imballaggi e dunque per i cittadini. Essere virtuosi nella raccolta differenziata corrisponde davvero ad un’ottimizzazione della gestione? A quanto pare no, visto che, più elevati sono i flussi, più aumentano i costi.
E così il cittadino che si impegna nella differenziazione dei rifiuti, finisce inconsapevolmente per mettere in tilt l’attuale sistema di raccolta, facendo aumentare i costi nell’ambito di una gestione, quella degli imballaggi plastici in particolare, che alimenta più la termovalorizzazione che il riciclo meccanico.
Le difficoltà sono ormai sempre più palesi e proprio qualche giorno fa, ad intervenire, nell’ambito di un’audizione in commissione d’inchiesta sui rifiuti, è stato anche il presidente Anac – Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone (nella foto) che, a proposito del Consorzio nazionale degli imballaggi, ha affermato: “Credo che occorra riflettere su una situazione di monopolio che è nata quando non si pensava che ci sarebbe stato questo sviluppo eclatante. Forse oggi questa situazione non è del tutto giustificata, ma non abbiamo svolto un approfondimento per capire come e soprattutto se si debba verificare questo meccanismo a valle o a monte del Conai”.