Con le accuse di usura aggravata dallo stato di bisogno delle vittime, estorsione, falsità ideologica e truffa aggravata i carabinieri hanno eseguito tra Bari, Modugno e Santeramo in Colle 23 misure cautelari personali (7 arresti – 4 in carcere e 3 ai domiciliari – e 16 interdittive di sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, di cui 2 a carico di arrestati), emesse dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura.
Due degli arrestati sono dipendenti di una società in house del Policlinico di Bari che svolge tra l’altro attività di portierato, pulizia dei locali, trasporto di pazienti, logistica integrata, gestione Centro Unico di Prenotazione (Cup) aziendale, piccola manutenzione ordinaria.
Le indagini dei carabinieri, avviate nel dicembre 2014 e concluse nel settembre 2016, hanno svelato con attività tecniche e dinamiche, testimonianze e acquisizione di prove documentali l’esistenza di una rete criminale di usurai ai danni di numerosi baresi versanti in condizioni di bisogno economico (tra i quali figurano alcuni artigiani e commercianti), con prestiti di denaro con tassi d’interesse notevolmente superiori a quello ufficiale.
Nel caso di debiti insoluti, gli usurai ricorrevano a minacce esplicite di gravi ripercussioni e ritorsioni contro le vittime. Sono state sequestrate ingenti somme di denaro e documenti che attestano la contabilità degli usurai: sui fogli manoscritti sono stati trovati nomi, cifre e mesi che indicavano appunto le generalità delle vittime, l’importo della rata ed i mesi in cui è stata pagata la somma di denaro o il lasso di tempo che mancava all’estinzione del prestito.
Le intercettazioni telefoniche realizzate nei confronti di due arrestati – i due dipendenti della società – hanno poi svelato anche numerosi episodi di assenteismo, che hanno visto coinvolti anche altri dipendenti della stessa impresa. In particolare i due – indagati per il reato di usura – in numerose circostanze non si sono presentati sul luogo di lavoro e, durante l’orario di servizio, spesso incontravano le proprie vittime, riscuotevano le mensilità dei prestiti erogati o stipulavano nuovi accordi usurari. Tuttavia, riuscivano ugualmente a far risultare fraudolentemente la loro presenza in servizio, grazie alla timbratura del badge da parte di altri colleghi compiacenti, che si sostituivano nell’occasione al dipendente assente.
Per altri impiegati “assenteisti” i carabinieri hanno appurato come in pieno orario lavorativo si trovassero in località di villeggiatura, a trascorrere piacevoli giornate a pesca ed a svolgere mansioni di natura personale, dimostrando totale spregio delle regole contrattuali.
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