“Sull’ex discarica Resit il ministro dell’Ambiente Galletti fa solo propaganda. E tra l’altro sbaglia anche i termini, confondendo due concetti differenti tra di loro: per quanto riguarda l’appalto dei lavori della ex discarica infatti, si tratta solo di una messa in sicurezza e non di bonifica o di risanamento”. E’ è la denuncia della senatrice del MoVimento 5 Stelle Paola Nugnes.
“I ritardi ci sono e sono tanti – sottolinea la senatrice, componente della Commissione Ambiente e della Bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti – e sono da imputare soprattutto alla Stazione appaltante, la Sogesid, nel valutare una Ati, un’associazione temporanea di imprese, con tali e tanti problemi”.
“I dubbi sui requisiti – continua – furono sollevati anche dall’Anac e poi rigettati dal Tar. Ricordiamo che l’appalto è stato improntato al massimo ribasso. Una scelta a dir poco discutibile dato che stiamo parlando della messa in sicurezza della discarica simbolo del disastro ambientale in Campania”.
“Di cosa parla il ministro – si chiede Nugnes – quando vuole propagandare ottimismo? Abbiamo assistito a ritardi, sospensioni e rallentamenti dei lavori tanto che avremmo dovuto mettere la parola fine entro questo mese. Ma siamo agli ultimi giorni di ottobre e dovremo fare i conti con ulteriori proroghe, anche se i lavori sono ripresi”.
“I ritardi – sottolinea la senatrice pentastellata – sono dovuti anche all’azzoppamento dell’Ati, che da raggruppamento di due ditte si è ridotta alla sola ditta Tre Erre a causa di gravi problemi finanziari della Italrecuperi, come è emerso in Commissione proprio da un’audizione della Tre Erre. I lavori restano allora nelle mani di una ditta per cui la stessa Sogesid nutre forti dubbi sulle capacità strumentali di portare a termine l’appalto, non essendo nella proprietà della ditta mezzi, strumenti e uomini, a cui invece provvedeva la ditta che è stata estromessa unilateralmente dalla mandataria”.
“Ma il problema più grave, gravissimo – conclude Nugnes – è che la ditta Tre Erre per contratto di appalto dovrà smaltire solo 1200 metri cubi di percolato, fino al collaudo dell’opera. Ma si presuppone che ci siano nel sottosuolo altre 60mila tonnellate di percolato, dovute alla gestione post mortem della discarica, per i quali non si sa chi e con quali fondi, saranno smaltiti”.