Anche dopo i referendum di Lombardia e Veneto “c’è una sola Lega, che dà speranza a 60 milioni di cittadini italiani”. Lo ha detto il leader del Carroccio Matteo Salvini. “Abbiamo permesso a milioni di persone di votare in maniera pacifica e ordinata e già ci stanno chiamando e stiamo lavorando per la Puglia, il Piemonte, l’Abruzzo e l’Emilia Romagna. Voglio una politica che spende meno e meglio”, ha quindi aggiunto.
“Ci sono due milioni e mezzo di veneti che hanno dato mandato per trattare l’autonomia. Poi quanta autonomia deve arrivare… da persone serie si discute”, ha detto Salvini in merito allo statuto speciale chiesto dal Veneto, parlando a Radio Anch’io. Dopo i referendum, ha aggiunto, “gli italiani devono decidere” se continuare a farsi governare da “un centralismo che ha fallito”, pur restando “nell’ottica dell’unità nazionale”.
La proposta del governatore del Veneto, Luca Zaia, di uno Statuto speciale per la regione “va contro l’unità e l’indivisibilità del Paese”, ha commentato il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa. “Non è una proposta catalana – ha aggiunto Bressa – ma una proposta che la Corte Costituzionale ha bocciato, e Zaia lo sa”.
Sulla questione interviene anche il governatore della Lombardia Roberto Maroni. “Io non critico Zaia, lo sostengo sempre pienamente. Ho solo detto che per noi la strada è diversa”, ha chiarito Maroni a margine dell’inaugurazione di Smau. “Il nostro quesito – ha aggiunto – non prevede lo statuto speciale, quindi anche volendo io non posso. Rispetto le scelte di Zaia e lo sosterrò in questa sua iniziativa perché è giusto che lui decida”.
Netta la posizione della presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. “Il quesito del referendum posto in Veneto – ha affermato – non parla di statuto speciale, Zaia non ha fatto questa proposta nel suo referendum. Ma ora chiede lo statuto speciale. Dunque non è in linea con quanto chiesto con il referendum. La Costituzione da sempre ci consente autonomia differenziata. Bene ha fatto l’Emilia Romagna, così come ha fatto Maroni in Lombardia, a seguire il percorso previsto dalla Costituzione. Zaia invece non segue lo stesso percorso”. Secondo la Serracchiani, questo significa che “oggi ci sono due Leghe”.
“Non sono contrario alle regioni a statuto speciale: per me tutte le regioni devono esserlo. Noi in Liguria in ogni caso siamo pronti a fare il nostro, di referendum”. Così, in un’intervista al Messaggero, il governatore ligure Giovanni Toti, secondo cui “la domanda non è quanti soldi devono restare nelle regioni, ma quanti soldi dalle regioni devono andare al governo centrale”. Toti ha poi proseguito sottolineando che “la giornata di democrazia di domenica rappresenta il calcio d’inizio di una partita che rimette in gioco il tema dell’autonomia fiscale. Voglio scavalcare a destra i miei colleghi Zaia e Maroni: ogni regione deve decidere quante tasse chiedere ai cittadini e quante risorse devono andare allo Stato”.