Con delibera numero 48 del 31/08/2017 il Consiglio comunale ha approvato il Regolamento per il compostaggio domestico. In applicazione a tale delibera sul sito del Comune di Aversa, nella sezione ‘Bacheca cittadina’, è apparso l’avviso sull’assegnazione in comodato d’uso di compostiere per la pratica del compostaggio domestico.
Finalmente l’Amministrazione comunale ha dimostrato sensibilità e concretezza nel permettere ai cittadini di attuare suddetta pratica e di ciò l’Associazione Politico-Culturale Democrazia & Territorio esprime soddisfazione. Nel leggere l’avviso, però, si notano alcune sostanziali limitazioni per i cittadini. Si parla di compostaggio domestico, ma in effetti sarebbe più giusto parlare di ‘compostaggio di élite’. Solo chi ha la possibilità di ‘ospitare’ una compostiera di ben 300 litri può chiederne il comodato d’uso.
“La pratica di compostaggio domestico – si legge nell’avviso – è possibile esclusivamente in area aperta adiacente ed a servizio dell’abitazione di residenza di superficie minima di 30 mq. Non è possibile adottare la pratica del compostaggio domestico – prosegue – su balconi, terrazzi, all’interno di garage o su posti auto, anche se privati, nel cortile condominiale, salvo rilascio di formale autorizzazione da parte del condominio”. In pratica, al cosiddetto compostaggio domestico potrà accedere solo chi ha ville con ampio giardino o palazzi monofamiliari, mentre verrebbe escluso l’80% dei cittadini aversani, cioè quelli che abitano in un condominio.
E’ un ‘compostaggio di élite’ perché questo regolamento premia una piccola parte dei residenti. Solo questi ultimi, infatti, potranno usufruire della riduzione della tassa sui rifiuti che, tra l’altro, è una della la più care d’Italia. Tutti devono essere messi nelle medesime condizioni di ricevere un vantaggio in termini economici, grazie alla buona pratica del compostaggio, ma con l’attuazione di questo regolamento non sarà così. Naturalmente, ogni città ha una sua particolarità urbanistica, ma sarebbe stato opportuno prevedere, ad esempio, il compostaggio rionale o prendere spunto dal regolamento del Comune di Trieste e da quello di Genova, che consentono il compostaggio anche sul balcone, con alcune limitazioni. Senza dimenticare la corretta e capillare formazione dei cittadini, per attuare un compostaggio semplice e accessibile a tutti.
Perché l’Amministrazione comunale, quindi, non mette in condizione tutti i cittadini e contribuenti di presentare la domanda per il compostaggio domestico? Perché l’assurda richiesta di uno spazio grande almeno 30 mq e l’obbligo di utilizzare una compostiera da 300 litri? Democrazia & Territorio pone all’attenzione degli aversani un dubbio.
Non è che tutta la messinscena di spacciare per compostaggio domestico quello che è di fatto un ‘compostaggio di élite’, è nata solo per giustificare l’erroneo acquisto di queste enormi compostiere?
Associazione Politico-Culturale “Democrazia & Territorio”