Lettera di un “emigrato moderno” a De Franciscis

di Redazione

Sandro De FranciscisCASERTA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un “emigrato moderno” indirizzata al Presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis.

Caro presidente,

le scrivo queste poche righe per portarla a conoscenza delle sofferenze di un emigrato moderno che lei rappresenta istituzionalmente. Ho lasciato da poco l’autostrada, casello di Capua, prima di tornare a casa, dopo tanti chilometri ho voglia di farmi una passeggiata sulle strade della mia provincia. Sono quindici giorni che manco, lo sa, quando sei fuori ti manca tutto. Lei sa che da noi il lavoro non c’è? Migliaia di persone di qualsiasi fascia professionale sono costrette ad andare altrove per guadagnare qualcosa che poi le regioni, province e comuni tolgono per i tanti tributi. E già signor Presidente, la mia consorte mi ha già avvisato che la Tarsu è aumentata del 30% rispetto allo scorso anno, “ancora” gli ho risposto, dopo quello che stiamo subendo per l’emergenza rifiuti! Deve capirla, d’altronde lei si preoccupa, poverina, fa salti mortali per mandare avanti la famiglia, cercando di risparmiare il più possibile e poi quei soldi vanno via per pagare le bollette e le tasse, a noi non rimane nulla. Le confido una cosa, non andiamo più in pizzeria come facevamo una volta con la lira, non sempre, ma una volta ogni due mesi ci si andava, oggi, pure a quello sfizio siamo costretti a rinunciare. Sa, la scuola costa tanto, è meglio che i figli prendono un pezzo di carta, perlomeno dopo possono emigrare e trovare un lavoro per vivere serenamente. Che le devo dire per l’abbigliamento, abbiamo dimenticato se esistono ancora i negozi, l’ultimo acquisto risale a due anni fa, “poverino”, ora capisco perché il mio negoziante di fiducia ha chiuso! Per gli alimentari facciamo ricerche affannose per poter comprare il necessario, risparmiando quanto più si può, altrimenti non riusciamo a pagare le bollette e mia moglie ci sta male. Sa, ha sempre paura che qualche malintenzionato ci possa togliere la casa. In fondo, l’abbiamo tirata su con grandi sacrifici, sarebbe un peccato che per colpa della bolletta dell’acqua o della tarsu, grazie alle società di riscossione create dal sistema, senza capire i problemi della gente, la possono pignorare. Mi scusi se la sto annoiando con i miei problemi, è solo una confidenza, nonostante i miei sforzi di comprensione, stamattina leggevo dai giornali che la regione Campania ha speso 17 milioni di euro in consulenze. “Che tristezza”, ero a centinaia di chilometri di distanza per guadagnare dei soldi e il mio governatore li spendeva in consulenze, “in fondo sempre soldi miei erano”, mi corregga se sbaglio. Sono un poveraccio che suda per guadagnare i soldi che poi versa allo Stato sotto forma di tasse, vorrei tanto che fossero spesi in modo giusto senza sprecarli. Non posso permettermi cure costose signor Presidente, come ben sa, la sanità dalle nostre parti fa acqua dappertutto. Bene, quello è un servizio che io pago con le mie tasse, perché non mi viene reso con la massima efficienza? Perché io investo nei servizi pubblici, non vorrei perdere il mio capitale versato allo Stato, per poi ricorrere a specialisti privati in caso di malattia. Oltretutto costano molto, cerchi di capirmi, in questo modo io pago due volte. Maledizione! Mi scusi per l’espressione, mi sono arrabbiato perché ho preso una buca, purtroppo le strade da noi sono come quelle del terzo mondo, ora mi tocca rimettere i pneumatici nuovi. A chi dovrei rivolgermi per vedere risarcito il danno, “un avvocato?”, lasciamo perdere, ci vorranno anni prima che mi risarciscano, faccio prima a fare da me. “Che altro succede?”, vedo tanta gente da lontano, ma sarà un incidente, credevo, mi sbagliavo, c’è stato un omicidio signor Presidente. Non ero più abituato a simili cose, dove lavoro questo non succede, eppure lavoro in Italia! Non è che abbiamo chiesto la separazione dal resto del Paese e non ci chiamiamo più Italiani?…Furbacchioni perché non mi avete avvisato? Che spavento! Ero proprio convinto di non trovarmi più in Italia…che sollievo, sono ancora in patria. Non capisco perché succede tutto questo, è molto brutto vedere una persona immersa in una pozza di sangue, abbiamo superato da un pezzo gli inizi del 2000, eppure da più di mezzo secolo in questa provincia si continua ad ammazzare, per fortuna che sono andato via, sono molto tenero di cuore e certe cose non riesco a guardarle, mi fanno stare male. Mi fermo un attimo, devo fare un’operazione in banca… “Rieccomi”. Le devo dare una brutta notizia signor Presidente, appena fuori dalla banca mi hanno fatto una rapina, erano pochi spiccioli per fortuna, però mi hanno detto che ieri ad un tizio gli hanno tolto 10mila euro, chissà come sarà stato male, per fortuna a me è andata bene, erano soltanto 200 euro, pazienza, quattro giorni del mio lavoro andati al vento. Mi scusi, non le ho detto quanto guadagno: 1350 euro al mese, stando a 600 chilometri di distanza da casa, alloggiando in comproprietà per risparmiare, cucinandomi da solo. Una vitaccia signor Presidente per avere in cambio quella elemosina. Non so lei quanto guadagna ma dicone che i politici superano i 12mila euro al mese, e nessuno dice mai di noi, sarà vero? Signor Presidente, mi creda, la nostra vita è proprio uno schifo. Per fortuna che oggi mi sto sfogando con lei, altrimenti a chi devo dire i miei problemi. Ci vorrebbe la tv pubblica per raccontare le mie e le tante altre sofferenze dei cittadini di questa provincia, purtroppo la tv pubblica ha poco spazio per i cittadini. Dobbiamo arrangiarci come meglio possiamo per far arrivare le nostre sofferenze a chi è stato mandato a gestire le nostre sorti. Loro hanno problemi di udito visto che non riescono a percepire il rumore della sofferenza. Continuo a camminare, le posso assicurare che più vado avanti e più mi viene voglia di tornare indietro, appena a casa prendo la mia famiglia e ritorno in Italia, pardon al nord Italia, senza più tornare nella mia terra. Non me ne voglia per questa mia lettera signor Presidente, purtroppo lo spunto per scriverla mi è venuto guardando lei sui cartelloni pubblicitari, con il suo viso, con quella frase molto significativa “se le cose non vanno bene prendetevela con me”, per questo le ho scritto. Dal giorno che sono tornato per votare alle elezioni provinciali, di cui anche Lei era candidato, non percepisco nessun cambiamento, tutto sembra essere fermo a due anni fa, da cittadino di questa provincia ho deciso di rivolgermi a Lei ascoltando il suo consiglio. Ma sappia una cosa, ho lasciato questa meravigliosa terra perché nessuno è riuscito a crearmi le condizioni di lavoro e di sicurezza per convincermi a restare, vivendo ogni giorno di nostalgia, pensando alle bellezze e al sole di questa mia amata provincia. Le dico un altra cosa, dove oggi lavoro, e spero di rimanerci per sempre, il presidente di quella provincia riesce a governare bene e fare bene per il suo territorio, offrendo ai propri cittadini e a quelli che vengono da lontano, una vita serena e meravigliosa. Perché in questa terra nulla si riesce a fare? Eppure sia Lei che quel presidente rappresentate in egual modo una provincia italiana. Qual è la differenza che porta questa mia stupenda provincia a continuare a marcire? Non mi dica che è colpa di chi c’era prima di lei, non lo accetto, perché bisogna smetterla di addossare la colpa sempre agli altri, e auspicabile recitare un mea culpa, poiché chiunque gestisce le sorti di questa terra alla fine del mandato non riesce a cambiare nulla, lasciando i problemi com’erano all’inizio. Questo è il risultato di anni di governo di centrodestra e di centrosinistra, la musica non cambia mai, si continua a sentire soltanto una sinfonia di bla..bla..bla.. che tutto il mondo ascolta ridendoci alle spalle per come è stonata. Grazie per aver ascoltato la voce melodica della provincia di Caserta.

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