“Io sono continuamente calunniato durante i processi e poi, se volevo far uccidere davvero l’ex sindaco Zara lo avrei fatto a modo mio anche senza Barone, non avevo bisogno di simulare l’incidente”. Parole, riportate dal quotidiano “Il Mattino”, del boss Michele Zagaria in udienza, questa mattina, durante il processo nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere per le minacce all’ex primo cittadino di Casapesenna, Giovanni Zara (nella foto), da parte del precedente sindaco, Fortunato Zagaria.
Persona offesa e parte civile nel processo è proprio Zara, in carica come sindaco per pochi mesi tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, sfiduciato dalla propria stessa maggioranza perché era contro il clan; in quei mesi il suo vicesindaco fu proprio Fortunato Zagaria, che secondo l’accusa pensava di poter controllare Zara e piegarlo ai voleri della cosca.
In aula Michele Zagaria, arrestato nel 2011 nella casa-bunker di Casapesenna, ha tentato di smentire il collaboratore di giustizia Michele Barone che aveva riferito, nella precedente udienza, di un tentativo da parte del clan di eliminare Zara simulando un incidente stradale per non suscitare troppo clamore. Secondo il pentito, il boss non poteva permettere che un sindaco gli fosse ostile nel paese in cui era nato e cresciuto, e in cui si stava nascondendo protetto da un ragnatela di complicità e da un solido muro di omertà. Così, appena un mese dopo la fine dell’amministrazione Zara, il capoclan ordinò a Barone di attivarsi.
“Michele Zagaria – ha raccontato il collaboratore – disse a me e Salvatore Nobis di preparare l’attentato perché Zara si era messo contro il clan e perché temeva che denunciasse i legami di alcuni consiglieri comunali con il clan. Incaricai il figlio di Salvatore, Mario, di andare a Villa di Briano per vedere dove abitavano Zara e la moglie. Furono coinvolti anche altri uomini del clan, che pedinarono l’ex sindaco per giorni, fino alla sua abitazione. Decidemmo che doveva essere usata una Jeep per colpire Zara; poteva essere un investimento, l’importante era simulare un incidente, in modo che nessuno potesse collegare il fatto al clan. Queste furono le indicazioni di Zagaria”.
In una precedente udienza del processo, un funzionario della Dia aveva rivelato “che l’ex sindaco Zara era in grave pericolo di vita tra il 2008 e il 2009”. Barone ha rivelato, tra l’altro, che “Fortunato Zagaria era il rappresentante di Michele Zagaria presso il Comune di Casapesenna; egli era il semplice sindaco del Comune, ma tutte le decisioni più importanti venivano prese dall’ex primula rossa del clan dei Casalesi. Tutti i sindaci di Casapesenna erano espressione di Michele Zagaria, che decideva con quali voti doveva essere eletto; un solo sindaco fa eccezione, non nell’elezione bensì nell’attuazione delle direttive di Michele Zagaria, parlo di Giovanni Zara”.