Elezioni 4 Marzo, un Porcellum “arrosto” con il Rosatellum: ecco come si vota

di Antonio Arduino

Dopo il “Porcellum” arriva il “Porcellum arrosto”, ovvero il “Rosatellum”. Un nuovo sistema di voto fatto per consentire agli eletti, nuovi e vecchi, di spolpare fino all’osso l’Italia, facendola arrosto, come del resto lasciano intendere i nomi delle ultime due leggi elettorali. Non basta, infatti, uccidere il “porcell…um”, poi occorre anche mangiarselo con gusto con il “rosatell…um”.  Un sistema di voto partorito dopo cinque anni di gestazione del governo Renzi che doveva durare solo il tempo per fare una nuova legge elettorale capace di ridare ai cittadini-elettori la possibilità di scegliersi i governanti, deputati e senatori, e non accettarli per imposizione dall’alto.

Una legge nata sul filo di lana della chiusura della legislatura per far fuori il Movimento 5 Stelle. Risultato: un sistema di voto che, alla fine, sembra favorire proprio i cinquestelle, tant’è che ora si prova ad affossarli denunciando scandali, come quello di “Rimborsopoli”, che sembrano acqua fresca se confrontati con quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni. Favorisce i pentastellati perché, leggendo quanto scrivono teste ben più capaci del sottoscritto a comprendere i misteri della politica italiana, il nuovo sistema di voto premia chi non partecipa ad alcuna coalizione, come i cinquestelle (almeno fino ad oggi), e punisce chi invece si coalizza per guadagnare voti e governare in condominio. Questo perché, riferendoci all’uninominale, se si sceglie solo il candidato o solo una delle liste il voto viene comunque “trascinato” rispettivamente sulle liste o sul candidato. In pratica, non si può votare una lista diversa da quelle che appoggiano il candidato che abbiamo scelto.

Quindi, se si intende scegliere una coalizione ma non il candidato che propone, o meglio impone, la coalizione nel collegio uninominale di residenza, l’unico modo che c’è per non dargli il voto è rinunciare e scegliere di votare un’altra coalizione. Ma non basta, perché se si intende votare per un candidato ma non è di gradimento uno dei partiti che lo appoggiano, l’unico modo per essere sicuri che il voto non finisca a quel partito è votare il candidato e un partito della coalizione diverso da quello che non si gradisce. Insomma, non essendo possibile il voto disgiunto, il nuovo sistema impone di scegliere un partito e chi si aspettava di poter finalmente eleggere il candidato che lo convince e far vincere il partito che preferisce resterà deluso. Inoltre, non si possono esprimere preferenze sui singoli candidati della lista proporzionale.

Ciò detto per chi vuole capirne di più ecco come si voterà il 4 marzo: le schede saranno due, una per la Camera e una per il Senato, quest’ultima solo per elettori dai 25 anni in su. Il nuovo sistema elettorale è “misto”, ovvero parte proporzionale e parte maggioritario, e prevede che il Parlamento venga eletto in due modi diversi ma collegati: vale a dire “uninominale” e “proporzionale”. L’“uninominale” prevede che in ogni collegio le coalizioni o i partiti candidano una sola persona, e chi prende più voti tra le persone candidate ottiene un seggio. Il “proporzionale” prevede che i seggi in un collegio vengano divisi in modo proporzionale ai voti presi dalle coalizioni o dai partiti. Circa un terzo dei seggi tra Camera e Senato sarà assegnato in confronti diretti nei collegi uninominali, i restanti due terzi con sistema proporzionale.

Ogni scheda sarà divisa in aree, corrispondenti a ciascun partito o coalizione. All’interno di ogni area ci sarà in testa uno spazio rettangolare con il nome del candidato scelto dalla coalizione o partito nel collegio uninominale. Dal momento che all’uninominale ogni coalizione deve presentare un solo candidato, può capitare che nel collegio non ci sia il candidato del partito a cui date la vostra simpatia ma quello scelto dalla coalizione a cui appartiene. Di conseguenza, non si potrà votarlo. Sotto lo spazio rettangolare ci saranno varie caselle con un simbolo di partito e dai due ai quattro nomi di candidati. Sono le singole liste dei candidati dei partiti che formano la coalizione, che sostiene il candidato dell’uninominale, i nomi sotto al simbolo sono i nomi dei candidati di quel partito nel collegio proporzionale. Per votare si possono fare al massimo due segni sulla scheda. Si può barrare il nome del candidato al collegio uninominale che preferiamo e poi scegliere una delle liste che lo appoggiano. Di conseguenza, i due segni devono essere fatti nella stessa area. Non è possibile scegliere un candidato all’uninominale e un partito di una coalizione diversa da quella di quel candidato. Una volta scelto un candidato uninominale è possibile scegliere solo e soltanto una delle liste che lo appoggiano. Se si sceglie una lista in un’altra coalizione la scheda viene annullata perché non c’è voto disgiunto.

Da ricordare che non sono previste le preferenze, si può votare una lista, ma non si può scegliere a quale candidato della lista dare il voto: la lista dei nomi è solo un’informazione. Se si segna uno dei partiti, votando per la parte proporzionale, il voto sarà esteso anche al candidato sostenuto da quel partito nel collegio uninominale. Se invece si segna solo la casella del candidato uninominale, i voti che riceverà saranno distribuiti tra le liste che appoggiano il candidato uninominale in proporzione alle preferenze ricevute dalle liste stesse. Quindi, anche se non si è espressa la preferenza per una delle liste che lo sostengono il voto andrà anche ad una delle liste. A spoglio avvenuto scegliendo un candidato all’uninominale, o una delle liste che lo appoggiano, il candidato riceverà un voto all’interno di quel collegio e risulterà eletto il candidato che ha ricevuto anche solo un voto più dei suoi avversari. Se insieme al candidato viene barrata anche la casella di una delle liste proporzionali che lo appoggiano, quella lista riceverà un voto.

Su base nazionale ogni lista eleggerà un numero di parlamentari proporzionale ai voti che ha ottenuto. I candidati della lista proporzionale saranno eletti nell’ordine in cui compaiono sulla scheda. Poiché il sistema consente di essere candidati in un seggio uninominale e in un massimo di cinque collegi proporzionali, in caso di elezione in più collegi il candidato sarà eletto nel collegio uninominale, o nel collegio proporzionale, in cui la sua lista ha ottenuto la percentuale minore di voti. Ne segue che la tanto sbandierata territorialità va a farsi benedire, così come la possibilità di scegliere chi mandare al Parlamento. In pratica, è tutto fatto a tavolino. Ovvero come prima? No, peggio di prima!

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